
Presentazione del rapporto Caritas
Firenze, 5 settembre 2025 – Quasi 30mila le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto delle Caritas della Toscana nel corso del 2024. Si tratta del valore più elevato registrato nell’intero periodo 2007-2024. La domanda di aiuto è cresciuta di quasi il 4% rispetto al 2023 e arriva non solo dai migranti. Pensionati con redditi insufficienti, lavoratori poveri, famiglie con figli minori e giovani senza prospettive che fanno parte di quel 15,2% di cittadini che nella regione sono a rischio povertà o esclusione sociale. I dati sono emersi nel corso della presentazione di “A mani vuote”, il rapporto 2025 di Caritas Toscana e TosCaritas sulle povertà nelle diocesi toscane, che si è svolta a Firenze.
«È una povertà che non sempre si vede, ma che abita le pieghe delle nostre città e dei nostri paesi - ha detto monsignor Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara e Pontremoli e delegato della Conferenza episcopale toscana per la carità -. Il titolo A mani vuote esprime molto più di una condizione materiale. Racconta la solitudine, l’invisibilità, la stanchezza di chi vive senza garanzie, senza reti, senza voce. Abbiamo persone che fanno un lavoro povero e persone con poca pensione. Questo credo sia molto importante anche perché» quando «si parla di dati dove aumenta l'occupazione, però se è un lavoro povero è un dato che va corretto, perché non dà sufficienti mezzi di sostentamento». «Il nostro compito – ha concluso – è stare accanto a queste vite, con ascolto, concretezza e speranza».
Nel 2024, il 39,7% delle persone seguite era in contatto con i servizi Caritas da almeno sei anni, in leggero aumento rispetto al 2023. I dati toscani si confermano comunque migliori rispetto a quelli nazionali. Nel 2024, il 15,2% della popolazione toscana era a rischio di povertà o di esclusione sociale, in crescita rispetto al 2023 (13,2%), ma inferiore alla media italiana (23,1%) e Ue27 (21%).
«La Toscana ha una bella facciata, nel senso che tiene molto meglio di altre regioni - ha sintetizzato Gabriele Tomei di VoisLab, spin off dell'Università di Pisa che ha curato l'elaborazione scientifica del rapporto -Tuttavia dentro questo territorio c isono delle crepe, dei segmenti particolarmente fragili e fragilizzati», confermato dall'aumento delle persone che si rivolgono ai centri d'ascolto Caritas, «che hanno bisogno di assistenza non soltanto occasionale».
Da dove arrivano le richieste di aiuto
La maggioranza delle persone incontrate nei centri di ascolto (53,9%, pari a 15.800 individui) si è rivolta a un servizio attivo nella Toscana centrale, area densamente popolata e storicamente il principale motore economico regionale. All’interno di questa macro-area, le diocesi di Firenze (31,7%) e Prato (9,7%) hanno accolto circa il 43% della quota di persone fragili. Altre diocesi con un numero significativo di utenti sono Lucca (8,6%) e Livorno (7,9%), entrambe nella Toscana settentrionale. Complessivamente, i centri di ascolto Caritas hanno registrato 192.389 contatti nel 2024 (esclusa la diocesi di Livorno), sebbene questo dato si riferisca al numero di accessi e non a persone univocamente identificate. La media dei contatti per persona seguita è pari a 7,1, con notevoli differenze territoriali: San Miniato (13,4), Arezzo (11,7) e Siena (9,5) mostrano un’intensità di contatto significativamente più elevata rispetto alla media regionale, mentre. Massa Carrara (1,8) e Massa Marittima (3,0) presentano valori più contenuti. Queste differenze riflettono fattori come l’ampiezza territoriale delle diocesi, la capillarità dei centri di ascolto e le specificità organizzative locali.
L’appello della Caritas: “Fare comunità in tempi segnati dall’individualismo”
Accanto all’analisi dei numeri, il rapporto, spiega la Caritas in una nota, propone uno sguardo critico e costruttivo sulle cause strutturali del disagio: diseguaglianze territoriali, invecchiamento demografico, impoverimento culturale, lavoro instabile, fragilità del welfare locale. La povertà come mancanza di reddito, ma anche insufficienza di opportunità, di accesso ai diritti, di riconoscimento.
Il Rapporto propone, inoltre, un cambio di paradigma: dalla gestione emergenziale alla costruzione di percorsi di accompagnamento, dalla beneficenza alla giustizia sociale, dall’assistenzialismo alla corresponsabilità. Per questo, Caritas Toscana e TosCaritas rilanciano l’urgenza di fare comunità, in un tempo segnato dall’individualismo e dalla disgregazione relazionale.
«Fare comunità - ha sottolineato don Emanuele Morelli, delegato regionale Caritas - significa generare appartenenza, prossimità, risposte condivise. Il nostro servizio parte dall’ascolto e si traduce in accoglienza, tutela dei diritti, promozione umana. A mani vuote è un grido silenzioso, ma potente, non solo da raccontare, ma anche da raccogliere». Secondo la Caritas, «nessuno può affrontare queste sfide da solo. Serve un’alleanza educativa, sociale e istituzionale tra Chiesa, Terzo settore, amministrazioni pubbliche e cittadini. Solo così sarà possibile costruire una Toscana che non lascia indietro nessuno, che riconosce il valore di ogni persona e che orienta lo sviluppo a partire dagli ultimi».