San Vincenzo (Livorno), 19 maggio 2025 – “Hanno buttato una bomba, qui siamo tutti agitati”. Sono le parole degli abitanti di San Vincenzo nelle chiamate ai carabinieri durante i momenti dell’assalto al portavalori avvenuto sulla superstrada in provincia di Livorno, proprio all’altezza di San Vincenzo in direzione Grosseto. Sono chiamate drammatiche, in cui si sente chiara la paura della gente.

Che poco fuori da casa sua assiste a un’azione con caratteristiche paramilitari. Il commando che assalta i furgoni, le cariche esplosive per aprirli e accedere così al denaro, milioni di euro destinati agli uffici postali di Grosseto per il pagamento delle pensioni che sarebbe avvenuto poche ore dopo.
Sono undici le persone arrestate nell’ambito della rapina. Farebbero tutte parte del commando che è entrato in azione. Commando che dunque è stato sgominato un paio di mesi dopo il grave fatto di cronaca. Nel quale non ci furono feriti.

"Pronto, stanno facendo una rapina in superstrada, in direzione Grosseto. Siamo tutti agitati, si è sentita una gran botta, stiamo tremando. Hanno sparato tanto, c’è un furgone portavalori”, dice una voce al telefono. Voce concitata, che racconta quello che diverse persone in quel momento stavano vivendo vedendo quel caos e tutti quegli uomini armati. Una lunga preparazione operativa, dicono i carabinieri, e un importante sostegno logistico: il colpo è stato preparato per mesi. Tutte le persone arrestate sono sarde. Hanno tutti fra i 33 e i 54 anni. Otto erano impiegati nell’esecuzione materiale del colpo, tre nella logistica.
La chiave dell'indagine è stato proprio il rinvenimento di un bigliettino con due numeri di telefono in un fienile tra le pecore, senza elettricità e completamente isolato nell'entroterra a 30 chilometri da San Vincenzo, dove i carabinieri la notte stessa dell'assalto - nel corso dei controlli a tappeto - avevano sorpreso due persone che dormivano tra la paglia e i resti di un bivacco. I due si sarebbero poi rivelati membri effettivi del commando armato che aveva assaltato poco prima i portavalori, ma soprattutto quei numeri di cellulare hanno permesso di ricostruire l'intera rete di contatti usati dalla banda per la preparazione del colpo. Si è risaliti ad altri numeri e tabulati, relativi a telefonini Nokia senza connessione dati, quindi non rintracciabili.