Morte di Mattia Giani, il medico: “Ci sono patologie subdole senza segnali premonitori”

Da quando nel 1982 è stato istituito l’obbligo di visite mediche tra gli sportivi, molte morti improvvise si sono evitate. “Ma nonostante tutto qualcosa può subentrare dopo avere eseguito la valutazione e modificare, dunque, il quadro della salute degli atleti”

Mattia Giani con la maglia del Grosseto

Mattia Giani con la maglia del Grosseto

Firenze, 15 aprile 2024 - “Sicuramente la morte del povero Mattia Giani può esser paragonata a quella di Piermario Morosini, perchè purtroppo entrambi hanno accusato un grave malore mentre erano in campo. Davide Astori, anche lui grande atleta, è deceduto in un momento diverso".

Nicola Armentano è specialista in medicina dello sport ed è stato medico della nazionale, campione olimpica, del Setterosa. Con lui parliamo di quello che può essere successo all’attaccante del Castelfiorentino United, che si è sentito male dopo un tiro in porta, quando erano trascorsi appena 14 minuti di gioco.

Mattia Giani, il lutto del mondo dello sport

“Quando accade un malore e si perde conoscenza, la prima cosa da pensare è che si possa trattare di un problema di natura cardiaca - dice Armentano -. In casi come questi, bisogna subito capire se il soggetto è cosciente e se il battito è irregolare. E far partire subito la catena di primo soccorso, in attesa che arrivi il 118. Pertanto, bisogna effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare e, se presente, utilizzare il defibrillatore, che possono usare tutti grazie ad una recente legge nazionale. Insomma, qualsiasi persona può prestare soccorso, anche in assenza di una specifica formazione. Non bisogna mai restare indifferenti quando qualcuno non è in uno stato di coscienza”.

Così, ognuno di noi può usare i defibrillatori di nuova generazione, che sono in grado di capire autonomamente se possono attivarsi, dato che riconoscono il ritmo cardiaco e, in particolare, se il cuore è defibrillabile oppure no.

“Nel caso specifico - prosegue Armentano, - non so se sia stato un arresto cardiaco oppure se l’arresto sia stato conseguenza di un altro evento patologico. In ogni caso, il defibrillatore, macchina essenziale e vitale, non eroga la scarica se non registra il ritmo irregolare del cuore”.

Armentano ricorda che “in Italia abbiamo una legislazione molto attenta sugli atleti, che è stata introdotta nel 1982”. E che “oggi grazie agli screening riusciamo ad intercettare precocemente malattie cardiache potenzialmente causa di morte improvvisa”.

“Ci sono però patologie purtroppo subdole o che non sempre hanno segnali premonitori – osserva il medico -. Da quando nel 1982 è stato istituito l’obbligo di visite mediche tra gli sportivi, molte morti improvvise si sono evitate, grazie al cielo. Ma nonostante tutto qualcosa può subentrare dopo avere eseguito la valutazione e modificare, dunque, il quadro della salute degli atleti”.

Gli screening, prosegue, “sono fondamentali per far emergere malattie della struttura del cuore o dell’aspetto elettrico del cuore”. 

"Oltre alla ricerca e alla presenza sempre più diffusa di defibrillatori e di personale pronto a soccorrere chi in difficoltà, serve continuare a fare una valutazione medica prima di fare sport – conclude Armentano -. La storia e i numeri di questi 40 anni di screening ci dicono che siamo sulla strada giusta. Ma certo dispiace enormemente quando succedono disgrazie come quella che ha portato alla morte del giovane calciatore”.