Un arcivescovo missionario, Don Gambelli prete di strada alla guida della Chiesa di Firenze

La nomina rivoluzionaria di Papa Francesco accolta con un lungo applauso dentro al Duomo. Semplice parroco, è anche il cappellano dei detenuti del carcere di Sollicciano

Un applauso scrosciante ha accolto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore l’attesa nomina del nuovo arcivescovo di Firenze. Il Papa ha accettato dopo due anni di proroga la rinuncia del cardinale Giuseppe Betori, 77 anni, e al suo posto ha nominato a sorpresa un semplice parroco, che ha vissuto quasi 12 anni in Ciad come missionario. Si tratta di don Gherardo Gambelli, 54 anni, nato a Viareggio, ma cresciuto a Castelfiorentino, ordinato prete a Firenze nel giugno 1996 e dal 2023 - dopo aver operato dal 2011 al 2022 nello Stato africano, dov’è stato anche cappellano in carcere e vicario apostolico - parroco della Madonna della Tosse. «Come chiesa fiorentina siamo molto grati al Santo Padre per la scelta di un prete fiorentino come mio successore sulla cattedra dei santi Zanobi e Antonino», ha commentato Betori, che lascia la guida della diocesi dopo 16 anni, essendo stato prima segretario generale della Cei con il cardinal Camillo Ruini, e creato cardinale nel 2012 da papa Benedetto XVI. Un concetto analogo ha espresso lo stesso Gambelli: «La scelta di un prete di Firenze è un segno grande di fiducia del vescovo di Roma nei confronti della nostra diocesi», ha scandito davanti al clero riunito, per poi rivolgere «un saluto ai fratelli alle sorelle detenuti, particolarmente quelli e quelle della casa circondariale di Sollicciano in cui ho svolto il mio ministero come cappellano durante quest’anno pastorale». Inoltre, «spero di poter condividere la ricchezza dell’esperienza missionaria, e quindi di rispondere anche sempre meglio a quello che il Papa ci chiede, la conversione missionaria della Chiesa in questa spinta verso le periferie, proprio perché è quello il modo in cui si vive la bellezza del Vangelo». L’attenzione agli ultimi e alle periferie sociali ed esistenziali è quindi nel dna del nuovo metropolita, com’è nei desideri di papa Bergoglio. Si vedrà solo in futuro se Gambelli, nella cattedra di Firenze, potrà aspirare alla porpora, anche se la città mantiene il suo cardinale con Betori arcivescovo emerito. Intanto continua a Roma l’attesa per la nomina del nuovo cardinale vicario. I ‘rumors’ continuano ad accreditare il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena ed ex ausiliare della Capitale. Ed è stato proprio Lojudice tra i primi a congratularsi con Gambelli: «Siamo sin da ora pronti a continuare il lavoro, insieme agli altri vescovi della Toscana, soprattutto a favore delle persone più fragili che popolano le tante periferie esistenziali delle nostre comunità».

Firenze, 19 aprile 2024 – La Chiesa toscana ritrova un prete fiorentino, parroco e missionario, alla guida dell’arcidiocesi più grande per numeri e fra le più antiche per storia. Aspettando ulteriori cambiamenti alla fine dell’estate nelle chiese di Grosseto e Pisa, cosa sta cambiando? La risposta è di Leonardo Bianchi, docente costituzionalista dell’Università di Firenze, cattolico impegnato e autore di saggi.

"Direi, la più accentuata coscienza della vocazione a far emergere consapevolmente, interpretare e corrispondere, alla luce della Fede, a quella domanda di senso sempre più propria dell’Uomo contemporaneo e alla sua voglia di sperare contro ogni ragione avversa. In questo senso, la nomina in Tempo Pasquale di un giovane Arcivescovo, che fa già parte della Chiesa fiorentina, chiama a valorizzare le energie nuove della Chiesa in Toscana".

Papa Francesco ha scelto per Firenze un prete che viene dalle periferie geografiche ed esistenziali, cosa significa?

"Una chiamata a guidare spiritualmente il ritorno di Firenze alla sua vocazione universale di Città sul monte, rianimando verso l’alto, ma con i piedi ben piantati per terra e liberati dai lacci, la vita ecclesiale, sociale e culturale della nostra Arcidiocesi per favorire il pieno sviluppo di persone libere, forti e coraggiose, all’altezza non solo della memoria di un grande passato, ma delle sfide che il presente ed il futuro pongono a tutti noi".

Uno dei problemi della chiesa universale riguarda il calo delle vocazioni. Una scelta come quella di don Gherardo può dare la spinta a un’inversione di tendenza?

"Con questa scelta il Papa ha dimostrato di voler investire sulla Chiesa fiorentina, quasi una sferzata a diventare quel che è per vocazione ed a riassumere il senso della missione di cui proprio a Firenze investì la Chiesa in Italia nel 2015 per generare un nuovo Umanesimo cristianamente fondato. E questo investe la capacità di rendersi testimoni del Risorto, attraverso il riconoscimento della vocazione al sacerdozio, ma pure alla vocazione alla scelta di vita dei laici"

Nei prossimi mesi ci si attendono avvicendamenti a Grosseto e Pisa, cosa si aspetta?

"Il 2024 può essere un anno di svolta perché diventi sempre più Speranza del mondo anche attraverso nuovi Pastori che, magari, restino nelle nostre Diocesi per un orizzonte temporale ampio. La Toscana non è un luogo qualsiasi, ma per ragioni spirituali, storiche, artistiche, culturali, sociali, ambientali è chiamata ad essere Speranza per il mondo, tanto più per le esperienze di opere di pace che proprio qui, attraverso persone e realtà che hanno saputo rendersi strumenti della Provvidenza, hanno germinato e fiorito. Ecco, della contaminazione di questa fioritura di dialogo volto ad edificare percorsi di pace c’è bisogno in questi anni più che mai".

Dialogo interreligioso, pace da ritrovare, denatalità, lavoro precario: sfide che appartengono anche alla politica, cosa possono fare i vescovi?

"Possono, da un lato, promuovere e favorire la nascita ed il rafforzamento delle vocazioni laicali nella vita pubblica alla luce del Vangelo e della Dottrina Sociale della Chiesa, dall’altro, orientare la ricerca di linee guida per una condivisione tanto di cultura quanto di azione politica che coinvolga, insieme ai cattolici, i cristiani e donne ed uomini di autentica buona volontà".