
Le due bare accostate nella cappellina che ne accoglie i resti: il pellegrinaggio di una città. Un primo applauso al loro arrivo, i più entrano abbracciati per farsi forza, il dolore delle famiglie.
Due bare, un accanto all’altra. Come nei tanti viaggi insieme, a sirene spiegate per salvare vite, sulle strade di mezza provincia. Così ora, nell’ultimo viaggio. Morti nell’ambulanza schiacciata tra due Tir, accanto alla persona di cui si erano presi cura nel trasferimento da un ospedale all’altro. Gianni Trappolini e Giulia Santoni restano qui, nel ricordo di chi li ha amati e pure di chi tra incidenti e altre emergenze, li ha incrociati, ricevendo assistenza e sorrisi.
No, qui, nella cappellina accanto alla chiesa della Misericordia oggi ci sono solo abbracci e lacrime. Gli abbracci dei colleghi dei due soccorritori, uomini e donne con la divisa della carità e della fratellanza. Gli abbracci, lunghi e intensi, ai familiari delle vittime, straziati dal dolore. Ma ci sono anche gli applausi: accolgono le salme poco dopo mezzogiorno nel lento incedere dei carri funebri verso la "casa" di Gianni e Giulia, il quartier generale della Misericordia. Sono scortati dalle pattuglie della polizia locale e dalle ambulanze della Misericordia. Un gesto di protezione, una carezza.
I resti di Giulia sono composti in una bara bianca, sorretta con cura dai volontari della Misericordia. Vengono accostate nella cappellina che raccoglie il dolore di chi passa, dice una preghiera, piange, cerca come può di consolare i familiari. Uno strazio. Per tutta la giornata una gran folla attraversa la cappella, posa un fiore davanti alle foto di Gianni e Giulia. Ancora insieme. Lacrime e abbracci si intrecciano con i ricordi, tanti e tutti belli. Perchè Gianni era il "babbo" dei volontari, una roccia, una calamita per i ragazzi che si avvicinano al mondo del volontariato e a quello delle divise gialle e celesti. Giulia era la mascotte, ma già formata al servizio e allo spirito della Confraternita. Due giorni prima di morire aveva chiesto al governatore Patrizio Italiano di fare di più, di impegnarsi anche in altri compiti oltre quello sull’ambulanza. Studiava scienze infermieristiche a Firenze e dei suoi 23 anni voleva farne un "capolavoro" dedicato alle persone in difficoltà.
Sui social scorre il dolore dei colleghi, è come un fiume in piena nel giorno dell’addio. "Un post che non avrei mai voluto fare, un post che nessuno vorrebbe vedere. Un post che non dovrebbe esistere. Aiutiamo il prossimo, dedichiamo il nostro tempo agli altri, a chi ha bisogno, a chi ne ha urgenza. Saliamo sulle ambulanze sapendo di fare la cosa giusta, ma a questo giro, di giusto non c’è niente. Nè per Giulia e Gianni e nè per Franco. Ci sono due casse e sono quello che ci resta di due splendide persone, due soccorritori, un padre, una figlia, due vite piene, due vite ricche di amore. Vi accompagneremo in questo vostro ultimo viaggio, noi con voi e voi con noi", scrivono i volontari. Tantissime persone sfilano davanti alle bare dei due soccorritori, mentre i colleghi e gli amici sono tutti qui, restano, vogliono esserci. Si coglie un senso di comunità molto forte, più forte del dolore e dello strappo della morte. Il sindaco di Terranuova Sergio Chienni rende omaggio alle salme, ma non parla. Così da giorni, chiuso in un dolore che blocca, inchioda. Conosceva bene Gianni e Giulia, e oggi accoglierà le centinaia di persone in arrivo da mezza Italia. Per l’ultimo saluto. Ma l’esempio di Gianni e Giulia resterà e sarà nutrimento per il lavoro che ogni giorno attende chi fa volontariato. E mette in conto il rischio di sacrificare la vita.
Lucia Bigozzi