Uccide figlia di 4 anni e si getta nel pozzo: salvato. "Cassaintegrato Covid depresso"

Operaio di 39 anni, le ha tolto la vita in casa, ora è in ospedale. C'era anche l'altro figlio di 10 anni, la moglie era a fare la spesa. L'allarme partito dal vicino

Il recupero dell'arma del delitto (Foto Ops)

Il recupero dell'arma del delitto (Foto Ops)

Arezzo, 21 aprile 2020 - Ha tagliato la gola alla figlia di 4 anni in casa, poi ha inseguito l'altro figlio, più grande, 12enne, ma gli è sfuggito. Poi ha tentato il suicidio in un pozzo del giardino della palazzina di Levane dove vivono anche altri connazionali del Bangladesh. È qui che carabinieri e vigili del fuoco lo hanno trovato. L'uomo, Bilal Napia, operaio di 39 anni, non ha ferite importanti e dopo un controllo al pronto soccorso andrà in carcere. Per lui il pm Laura Taddei ipotizza l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dal grado di parentela. 

L'episodio è accaduto stamani, intorno alla frazione. Sembrava addirittura che la piccola fosse stata gettata in un pozzo. Ma in realtà è stato il babbo, un operaio bengalese di 39 anni ad ucciderla per poi tentare il suicidio proprio gettandosi all'interno del pozzo. L'uomo, salvato e portato al pronto soccorso di Montevarchi, è stato arrestato e andrà in carcere non appena le sue condizioni glielo consentiranno

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La madre non c'era quando il marito si è avventato sui figli. La donna era uscita per andare a fare la spesa al supermercato della Coop. Quando è stata avvertita dell'omicidio della bambina, è entrata in stato confusionale. Il corpo della piccola, nata in Italia nel 2016, a Palermo, dove la famiglia viveva prima di trasferirsi in Toscana, è stato trovato nell'appartamento. Il magistrato ha disposto l'autopsia. Invece il fratello, più grande, ha reagito: pur colpito alla testa - ora è in ospedale, con un trauma cranico commotivo - è riuscito a scappare e a mettersi in salvo entrando nell'abitazione vicina, nello stesso edificio.

Su movente e causa scatenante della furia omicida indagini di procura e carabinieri sono in corso. Ad ora, secondo testimoni, bengalesi, tra cui un amico, che vivono a Levane, sembra che da qualche giorno il 39enne fosse nervoso tanto che la moglie aveva chiamato un dottore per prescrivere una cura calmante. Il medico potrebbe essere sentito dagli inquirenti.

Quanto alle condizioni economiche, non sarebbero state al tracollo: l'uomo lavorava come operaio in una ditta della zona e ora, per via del Coronavirus, era in cassa integrazione, non aveva perso il lavoro. Tuttavia, sempre secondo testimoni bengalesi, lo stare a casa e l'incertezza sul lavoro potrebbero averlo turbato. Ma le indagini valuteranno anche altre ipotesi. Intanto nell'area della palazzina di via Togliatti si è cercata l'arma del delitto: dovrebbe trattarsi di un coltello e le ricerche puntano al pozzo. Potrebbe essere sul fondo. Il pozzo è molto profondo e ha una strozzatura alla profondità di tre metri che ha salvato il 39enne che si è incastrato.

L'uomo è stato ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale della Gruccia di Montevarchi ma le sue condizioni sono tali per cui appena possibile verrà trasferito in carcere. Nello stesso ospedale c'è il figlio 12enne, assistito dalla madre. Il ragazzo era presente all'omicidio della sorellina. Ora è in osservazione medica per il trauma infertogli dal padre alla testa ma il suo racconto sarà decisivo per le indagini.

"Era nervoso, la moglie nei giorni scorsi aveva chiamato il medico", riferiscono alcuni vicini.