di Serena Convertino
AREZZO
Quindici operai e quindici giorni per decidere se trasferirsi a 100 chilometri da casa o perdere il proprio posto di lavoro.
È quello che sta succedendo nella sede aretina di Atlante toscana, la società di logistica fornitore per conto di Ups, che dopo un primo avvertimento a fine febbraio e una proroga di tre mesi, ha chiuso la sede di Badia al Pino lasciando a casa 15 operai e le rispettive famiglie. L’alternativa, il trasferimento immediato nella sede di Prato.
Il capannone sbarrato, il magazzino svuotato in una notte. Lo sconcerto per una decisione piovuta dall’alto che, racconta Massimo Caroti, dipendente di Atlante Logistica e sindacalista per la Federazione Italiana Lavoratori Trasporti (Filt) di Cgil, "non è supportata da nessuna documentazione economica reale".
Caroti è dipendente del gruppo da diciassette anni. La sua sede operativa è Prato, ma lavora ad Arezzo sia come corriere che come sindacalista. Al presidio di stamani i suoi colleghi si sono trovati davanti un magazzino vuoto. "Stamani (ieri, ndr) avremmo dovuto fare una manifestazione davanti al magazzino. Lo abbiamo trovato vuoto. Un gesto incommentabile da parte dell’azienda che ci ha impedito di fare sciopero e di manifestare il nostro dissenso per una situazione inaccettabile".
Quella di Badia al Pino è - o meglio, era - solo una delle sedi toscane dell’azienda romana. Una realtà che impiega circa 150 operai e che adesso richiede per i 15 della sede aretina il trasferimento a Prato.
Su carta, la decisione sarebbe motivata da ragioni di tipo economico. Una giustificazione, secondo Caroti, inspiegabile: "La sede di Arezzo è stata aperta 12 anni fa per una necessità reale da parte dell’azienda: quella di tagliare i costi del trasporto intermedio tra Prato e Arezzo. La sede di Badia al Pino ha avviato la sua attività con otto furgoni ma negli anni il fatturato è aumentato a tal punto che si è arrivati a un parco mezzi di sedici furgoni. Il doppio. Come è possibile che oggi si decida di punto in bianco di chiudere la sede? Vogliamo accedere alla documentazione economica che dia ragione alla motivazione economica".
Rabbia e stupore, dunque, per tutto il gruppo di lavoratori che si trova davanti a un out-out senza via di uscita. O il trasferimento o il licenziamento. "Siamo tutti stupiti- spiega Caroti-. Ups ha una clientela consolidata ad Arezzo, basti pensare alle aziende orafe che spediscono negli Usa e in tutto il mondo. Anni e anni di lavoro che dall’oggi al domani andranno persi". E quindici famiglie di fronte a una decisione forzata. "Alcuni sono giovani e possono anche pensare al trasferimento- continua Caroti- Ma cosa può fare invece chi ha una famiglia sulle spalle e pochi anni alla pensione?".
Sul tavolo, c’è la trattativa in corso tra l’azienda e i sindacati.
"Dal punto di vista legale le strade in campo, in questo momento, sono poche. L’unica è quella della trattativa".