
Solo le scuole superiori sembrano al momento reggere l’urto del calo di iscritti
di Gaia Papi
AREZZO
Il calo demografico si fa sentire con forza e comincia a presentare il conto anche al mondo della scuola. In provincia di Arezzo, secondo quanto riferito dal provveditore agli studi Lorenzo Pierazzi, il prossimo anno scolastico registrerà oltre 600 studenti in meno rispetto al precedente. Una flessione che riguarda l’intero ciclo dell’istruzione, dall’infanzia fino alla secondaria di secondo grado, su una platea complessiva che supererà di poco i 42.000 studenti, rispetto ai 47.100 dello scorso anno scolastico. Il dato più preoccupante, spiega Pierazzi, si registra alla scuola primaria, dove si contano oltre 300 iscritti in meno. Segue l’infanzia con un calo che supera le 100 unità, mentre alle scuole medie mancano circa 200 studenti. Solo le scuole superiori sembrano al momento reggere l’urto, con un saldo negativo ancora contenuto – una cinquantina di studenti in meno – ma è solo questione di tempo: "L’onda lunga arriverà anche lì" avverte il provveditore. Una tendenza che mette sotto pressione l’intero sistema: il numero delle classi, la distribuzione dei docenti, l’assegnazione delle risorse. Ma soprattutto, pone interrogativi pesanti sulla sopravvivenza di alcuni istituti. "Siamo al limite – avverte Pierazzi – e se oggi la questione riguarda le iscrizioni, domani sarà un problema di tenuta strutturale per alcune scuole".
Il problema ha radici profonde e si chiama denatalità. Il calo demografico, evidente da anni, adesso si traduce in numeri che toccano l’organizzazione scolastica in modo diretto e tangibile. E se alla scuola dell’obbligo si assiste a una riduzione generalizzata, il vero nodo da affrontare, secondo Pierazzi, è quello della distribuzione degli studenti nel ciclo delle superiori. Qui, infatti, si assiste a un evidente squilibrio tra scuole sovraffollate e altre in affanno. "È una sfida che possiamo vincere solo lavorando insieme – sottolinea – L’Ufficio scolastico e la Provincia stanno cercando di camminare a braccetto: noi gestiamo gli organici, loro gli spazi. Ma serve una progettualità condivisa per riequilibrare il sistema".
Pierazzi chiama in causa non solo le istituzioni scolastiche ma anche le amministrazioni locali e il mondo produttivo.
"Serve un cambio di rotta anche sull’orientamento scolastico – osserva – Dobbiamo ripensarlo fin dai primi anni, affinché non si creino squilibri difficili da sanare". Il riferimento è al disallineamento – il cosiddetto mismatch – tra l’offerta formativa dei licei, ancora molto gettonati, e le esigenze del territorio, che avrebbe invece bisogno di maggiori competenze tecniche e professionali. "Gli istituti tecnici della provincia hanno un’offerta valida – sottolinea Pierazzi – ma faticano a intercettare la domanda delle famiglie, ancora troppo sbilanciata sui licei".
Intanto, il futuro si avvicina con un conto che rischia di diventare salatissimo. "I numeri parlano chiaro – avverte – Se oggi abbiamo 300 bambini in meno alla primaria, significa che fra otto anni, nel 2033, ci saranno centinaia di iscritti in meno anche alle superiori. Dobbiamo muoverci ora". E l’allarme, conclude, non è solo per i numeri: "Se alcune scuole rischiano l’accorpamento o la chiusura, le ricadute saranno pesanti per tutto il sistema. Servono scelte coraggiose e visione lunga".