
Il provveditore agli studi della provincia di Arezzo Lorenzo Pierazzi
A poche ore dalla prima campanella, abbiamo incontrato Lorenzo Pierazzi, provveditore agli studi della provincia di Arezzo. Con lui abbiamo tracciato un bilancio tra punti di forza, criticità e prospettive di un sistema scolastico che si prepara ad accogliere migliaia di studenti. E come ogni anno si presenta all’appuntamento tra obiettivi, nuovi percorsi e vecchi problemi. Un’analisi a tutto tondo nel mondo scolastico e le sue mille sfaccettature. Con una raccomandazione ai ragazzi: impegnarsi per arricchire il cammino di crescita e formazione.
Provveditore, quali sono oggi i punti di forza delle scuole aretine?
"Direi innanzitutto la grande progettualità. Le nostre scuole hanno dimostrato di essere pronte a recepire rapidamente i cambiamenti. Penso, ad esempio, alla capacità di organizzarsi rispetto alle novità che riguardano il divieto dell’uso del cellulare in classe o alle nuove modalità dell’Esame di Stato. Non dimentichiamo poi il tema del made in Italy e la filiera tecnica del cosiddetto 4+2: su questo Arezzo rimane all’avanguardia a livello regionale. È una ricchezza che dobbiamo al lavoro coeso, professionale e di altissimo livello dei nostri dirigenti scolastici. È un patrimonio che ci rende forti."
E invece, quali sono i punti deboli da affrontare e risolvere per migliorare il sistema scuola?
"Sono quelli che condividiamo con tante altre realtà: la crescente complessità sociale che i ragazzi portano con sé a scuola. Arrivano con vissuti sempre più problematici, difficili da governare con gli strumenti del passato. Per questo la priorità assoluta è riaffermare il ruolo della scuola come leader educativo, capace di accompagnare gli studenti in un percorso di crescita non solo didattica ma anche personale."
Quali saranno allora le priorità per questo anno scolastico?
"Per me una su tutte: migliorare il dialogo tra scuola e famiglia. La tecnologia, da un lato, ci offre più possibilità di comunicazione, ma dall’altro ha abbassato la qualità del dialogo, spesso inasprendo i rapporti. Dobbiamo ricostruire una fiducia reciproca. E al tempo stesso, concentrare la nostra azione sul benessere: far sì che i ragazzi stiano bene a scuola, con se stessi e con gli altri, senza dimenticare naturalmente la qualità dell’esperienza curricolare."
Un messaggio finale agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti?
"La scuola, pur con tutte le difficoltà, resta un mestiere bellissimo. È un luogo dove si cresce insieme, adulti e ragazzi. Vorrei che questo fosse per tutti un anno sereno, fatto di buone relazioni e di capacità di costruire insieme. I nostri studenti sono un terreno fertile: a noi adulti spetta l’onere e l’onore di coltivarli con valori e ideali che siano modelli positivi. Se riusciamo in questo, la scuola avrà fatto davvero il suo compito."