
Gli affari crescono, eccezione toscana con Firenze: ma è allarme per le aziende del settore. Crollano le vendite in Turchia. Salgono Paesi Arabi e Francia. Più vicine Vicenza e Valenza
Arezzo, 13 settembre 2025 – L’export continua a salire malgrado il crollo della gioielleria al quale fa da contraltare l’impennata dei lingotti come bene rifugio. La corsa dei metalli preziosi è il motore che in questo momento tiene alto il livello delle esportazioni.
Anzi, tra le province toscane crescono solo Arezzo, Firenze e appena appena Lucca: le altre tutte a picco, con Siena giù del 25%. Il calo di esportazioni di gioielleria e bigiotteria è sostanzioso, il 25% su base semestrale. L’aumento sui lingotti è vertiginoso, superiore al 60%. Tra i mercati crollano la Turchia e gli Usa (effetto dazi?), anche se c’è da chiedersi se ci siano triangolazioni, ad esempio Panama è in netta crescita e non è detto che non sia un affluente sempre verso gli States.
La ricerca di nuovi mercati porta ad un’espansione verso i Paesi Arabi ma anche verso mete tradizionali come la Francia. Infine sui distretti orafi sempre fronte gioielleria: Arezzo resta largamente in vantaggio per le esportazioni su Vicenza e Valenza ma stavolta la forbice si restringe un po’, con un lieve aumento dei rivali e il calo verticale nostro. è lo stato dell’arte nel distretto più importante d’Europa che misura il polso nel secondo trimestre dell’anno, dopochè i primi mesi del 2025 hanno evidenziato una frenata proprio nel settore che trainava il comparto: la gioielleria.
Dal report della Camera di Commercio viene fuori un quadro molto dettagliato sul quale svetta un dato: “L’export toscano nel primo semestre 2025 fa segnare una crescita del +11,8% grazie soprattutto al +38,8% (per un valore assoluto che supera i 4 miliardi e mezzo) dell’export fiorentino. Il dato complessivo delle esportazioni aretine è, come sempre influenzato dalle performance della gioielleria e dei metalli preziosi e quindi dalle variazioni del prezzo delle materie prime, soprattutto dell’oro”, spiega Massimo Guasconi al timone dell’ente camerale.
E qui c’è il primo freno alla corsa del comparto: “Nel secondo trimestre del 2025, il costo è aumentatodel 40,3%, e nel primo semestre 2025 è cresciuto del 39,3. Un andamento che condiziona, in questo primo scorcio dell’anno, la gioielleria e oreficeria aretina interessata anche dal processo di rientro dai valori eccezionali realizzati nel 2024 grazie alla performance ‘anomala’ del mercato turco”. E la Turchia, con la tassa al 6 per cento sui semilavorati in arrivo dall’Italia, condiziona il trend in maniera pesante. “Nonostante la crescita del prezzo dell’oro, il bilancio è negativo sia nel secondo trimestre (-27,5%) che nel consuntivo dei primi sei mesi (-25,3%). In valore assoluto si tratta di poco più di mezzo miliardo di euro nel secondo trimestre (-553 milioni) che sale a poco meno di un miliardo nei primi sei mesi (-975 milioni).
In questa dinamica i flussi verso la Turchia hanno rivestito un ruolo di rilievo: nel primo semestre infatti la contrazione verso Ankara si è attestata a -952 milioni di euro in valore assoluto e -40,2% in percentuale. Comunque anche depurando il dato complessivo dalla componente turca, il bilancio resta negativo (-1,5%) nonostante la crescita del prezzo dell’oro evidenziata in precedenza”.
Salgono le esportazioni aretine verso gli Emirati Arabi (+8,9%) e la Francia (+12,4%) ma è dagli Usa che arrivano segnali di difficoltà (-22,3%) in parte attenuati dalla performance di Panama (+31%), tradizionale hub per il Nord America. Effetto dazi? Il comparto dei metalli preziosi, continua a volare, confermando “la tendenza positiva avviata a partire dal secondo trimestre dello scorso anno” osserva il segretario generale Marco Randellini. Il quadro è netto.
“Nel secondo trimestre 2025 i flussi verso l’estero sono aumentati del +38,3% portando il bilancio del primo semestre a +63,5% che, in presenza di una crescita del 37,5% del prezzo dell’oro nei primi sei mesi dell’anno, costituirebbe un effettivo incremento dei volumi di vendita”.