
Bruno Rossi
Arezzo, 21 aprile 2022 - E’ finita con un buffetto sulla guancia, come quando i parroci di una volta ammonivano i chierichetti in confessione; andate figlioli e non peccate più. Nei panni del confessore di turno il giudice Giorgio Margheri, che ha assolto tutti e sei i camalli genovesi protagonisti della spedizione a Castiglion Fibocchi nel nome di Martina Rossi, la studentessa volata giù da un grande albergo di Palma di Maiorca per sfuggire, come attesta adesso una sentenza definitiva di cassazione, al tentativo di stupro dei coetanei Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, entrambi castiglionesi appunto.
Ma, a dire il vero, l’assoluzione l’aveva chiesta anche il Pm d’aula Elisabetta Rossi. Nella formula poi adottata in sentenza: proscioglimento pieno per cinque, particolare tenuità del fatto per il sesto, che aveva con sè un manganello telescopico. Eppure il fatto a suo tempo suscitò notevole clamore. Era il giugno 2019, quello del clamoroso ribaltone nel primo processo d’appello di Firenze, quando Albertoni e Vanneschi furono assolti con una sentenza che fece rumore.
I sei camalli (portuali), tutti amici e legati a Bruno Rossi, il padre di Martina, antico sindacalista della categoria, pensarono bene di esprimere il loro dissenso con il blitz a Castiglion Fibocchi del 18 giugno. Un pulmino partito dal capoluogo ligure e giunto al casello Valdarno dell’Autosole in serata. Lì fu fermato dalla polizia stradale che trovò dentro il manganello, alcuni moschettoni e uno striscione, “Giustizia per Martina“. Il gruppo venne lasciato ripartire ma i poliziotti avvertirono i colleghi della Digos aretina, cui non fu difficile fare due più due e precipitarsi a Castiglion Fibocchi.
Ne nacque una denuncia per porto di oggetti atti ad offendere poi sfociato in un processo piccolo piccolo. All’udienza precedente, il 23 marzo, in favore dei portuali aveva testimoniato anche papà Rossi: bravi ragazzi, non volevano far male a nessuno, altrimenti con le braccia che hanno potevano fare a pezzi chiunque. E poi, aveva spiegato, i moschettoni sono un arnese di lavoro che i camalli portano sempre con sè.
Si chiude così, con un nulla di fatto, l’ultima appendice penale del caso Martina. Del processo principalle si è già detto, quello in cui erano accusati di falsa testimonianza gli amici di Alessandro e Luca è finito poche settimane fa con l’affido in prova e una lettera di scuse ai genitori della ragazza.