GAIA PAPI
Cronaca

Le nuove vie dell’oro. Il governo traccia la rotta: dai Caraibi all’Australia

Il sottosegretario Silli indica i Paesi emergenti per aprire canali alternativi "Guyana Britannica ha un Pil che cresce del 400% l’anno, hanno bisogno di tutto".

Il sottosegretario Silli indica i Paesi emergenti per aprire canali alternativi "Guyana Britannica ha un Pil che cresce del 400% l’anno, hanno bisogno di tutto".

Il sottosegretario Silli indica i Paesi emergenti per aprire canali alternativi "Guyana Britannica ha un Pil che cresce del 400% l’anno, hanno bisogno di tutto".

"Vietato piangersi addosso". È più di uno slogan: è la linea guida di una strategia che punta a trasformare la difficoltà in opportunità. Giorgio Silli, sottosegretario agli Affari esteri, lo ha ribadito con fermezza davanti alla platea di Confindustria, nel pieno di una fase delicata per l’export italiano, messo sotto pressione dalle barriere commerciali imposte dagli Stati Uniti.

"Non possiamo più permetterci di dipendere solo dai grandi mercati storici - ha detto - perché oggi quegli stessi mercati ci mettono sotto scacco con dazi e restrizioni che penalizzano il nostro manifatturiero". Il riferimento è chiaro: gli Usa, da sempre destinazione privilegiata del made in Italy, stanno imponendo dazi su vari prodotti simbolo dell’eccellenza italiana, dall’agroalimentare alla moda, costringendo le imprese a ripensare le proprie strategie. La soluzione, per Silli, non è il lamento, ma l’azione: "Ci sono Paesi che fino a cinque anni fa erano tra i più poveri del mondo, poi hanno trovato il petrolio. Oggi hanno soldi, ma non hanno niente. Eppure, lì, il made in Italy è quasi assente".

La Guyana Britannica, ad esempio, sta vivendo un’espansione straordinaria, con un Pil che cresce del 400% l’anno, ma le aziende italiane presenti si contano sulle dita di una mano. "Hanno bisogno di tutto: calzature, oro, cibo, abbigliamento… e noi non ci siamo".

Silli indica anche l’America Centrale, spesso snobbata perché considerata marginale, ma oggi protagonista di crescite a doppia cifra. E poi ancora: l’Asia centrale, l’area caraibica, il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda. Rotte non convenzionali, ma strategiche per sfuggire alla stretta dei dazi e diversificare l’export. "La politica - afferma Silli - non è promettere ricchezza per decreto, ma sudare il terreno affinché gli imprenditori possano seminare e raccogliere".

Il senso è chiaro: servono visione e pragmatismo. Di fronte a un mondo che cambia, non si può restare immobili. E chi saprà guardare oltre, oggi, sarà leader domani.