
La comunità energetica congiunta tra i Comuni di San Giovanni e Cavriglia è in stallo
Non è decollata la Comunità Energetica congiunta tra i Comuni di San Giovanni e Cavriglia e dopo un avvio promettente vive oggi una fase di stallo. Il progetto era stato avviato nel febbraio 2024, sfruttando la presenza di una cabina primaria comune e con il supporto del Consorzio Energia Toscana. Dopo uno studio di fattibilità, i due Comuni avevano organizzato incontri pubblici e aperto sportelli informativi per raccogliere adesioni. Tuttavia, la partecipazione si è fermata a circa 60 richieste, insufficienti per avviare formalmente la comunità energetica e decidere la sua forma giuridica (cooperativa o fondazione). Il punto della situazione è stato fatto, nell’ultimo consiglio comunale, dall’assessore all’ambiente Laura Ermini, che ha ribadito la volontà politica di portare avanti l’operazione, chiedendo però un maggiore sostegno da parte degli enti sovraordinati, per garantire contributi più consistenti e favorire la nascita effettiva della comunità energetica.
Insomma, è uno stop momentaneo, ma se non ci saranno novità, il progetto potrebbe naufragare del tutto. Gli ostacoli principali riguardano i costi di avvio e la limitata copertura finanziaria. Un impianto fotovoltaico con accumulo può costare tra 1.000 e 1.500 euro a kW: per una potenza di 200 kW, la spesa varia tra 200.000 e 300.000 euro, a cui si sommano costi per l’impiantistica (20-60.000 euro), spese tecniche (circa 30.000 euro), oneri legali e notarili (5-15.000 euro) e costi di gestione annuale (circa 10.000 euro). Complessivamente, l’investimento iniziale oscilla tra 250.000 e 400.000 euro, con i bandi attuali che coprono solo il 40% delle spese e non includono voci come l’Iva.
Questo quadro economico rende difficile, soprattutto per gli enti locali con bilanci già sotto pressione, procedere senza il coinvolgimento di partner privati, i quali però opererebbero inevitabilmente con finalità di profitto. L’iniziativa, nata con l’obiettivo di promuovere risparmio energetico, sostenibilità ambientale, coesione sociale e indipendenza economica per i cittadini, non ha quindi trovato una concreta attuazione. Le comunità energetiche, secondo la normativa, possono essere costituite da cittadini, piccole e medie imprese, enti locali e soggetti pubblici o privati, con la finalità di produrre, condividere e consumare energia senza scopo di lucro Nonostante il potenziale, a livello nazionale i risultati sono ancora limitati: le comunità energetiche attive sono appena 212, con una potenza complessiva di 18 MW e circa 1.950 utenze, a fronte dell’obiettivo PNRR di 1.700 MW entro giugno 2026. In altre parole, è stato raggiunto solo l’1% del target previsto. L’assessore Ermini, come ricordato, ha illustrato la situazione il 31 luglio scorso in occasione dell’ultimo consiglio comunale prima della pausa estiva.