
Ida Balò con il presidente Sergio Mattarella e all’attrice Ottavia Piccolo a Civitella
Un filo, sottile ma forte come l’acciaio. Come la tenacia di una donna sopravvissuta alla strage nazifascista di Civitella, riceve oggi la più alta onorificenza dalla Germania. Lo ha deciso il presidente Steinmeier che nel 2014 (allora era ministro degli Esteri) nella piazza della mattanza, chiese scusa a nome del popolo tedesco per i crimini nazisti. Ida Balò riceve il Cavalierato, la più alta onorificenza della repubblica federale, dalle mani dell’ambasciatore tedesco in Italia Lucas. Una cerimonia nella sala della pinacoteca, a un passo dalla Sala della Memoria, quella che Ida ha voluto fortemente per non dimenticare.
Vittima e "carnefice", ancora una volta l’uno di fronte all’altro ma ora con le mani tese, le mani della riconciliazione. Ida Balò ha tessuto il filo della memoria per tutta la vita, per custodirla e trasmetterla ai giovani "affinché sappiano cosa è la guerra" e per "tenere alta l’attenzione sul massacro di 244 persone inermi, trucidate il 29 giugno 1944 in piazza e poi nelle frazioni di Cornia, San Pancrazio". Lei c’era, aveva tredici anni, scampata alla mitraglia dei nazisti ma non al peso dei ricordi. Che non svaniscono. A 94 anni continua nella sua battaglia: "Tenere alta l’attenzione sui fatti che sconvolsero Civitella, cancellando vite, persone, famiglie spezzate, per sempre. "Le donne del paese rimaste vedove furono costrette a lasciare il paese con i figli in cerca di lavoro: qui non erano rimasti che cadaveri e macerie. All’alba di quella mattina i nazisti che avevano il comando a Monte San Savino circondarono il paese, noi eravamo in chiesa per la Messa: don Alcide ci rassicurava che non sarebbe successo niente, poi lo presero e lo fucilarono nella piazza insieme a tutti gli uomini che rastrellarono". Quello per lei fu l’ultimo giorno con suo padre: "Era andato alla sua cava con gli operai a mettere in sicurezza una macchina trita-sassi che aveva acquistato con un prestito alla fiera di Milano. Mi chiamava scherzosamente ’Gazza ladra’ e quel mattino ci siamo salutati dandoci appuntamento a pranzo. Non l’ho più rivisto". Non si dimentica il dolore, sedimenta e si trasforma nella voglia di testimoniare. Lei riceve scuole e le guida nei luoghi della strage, racconta ciò che ha visto. Lo fa anche con le comitive di turisti tedeschi che vogliono sapere, capire. "Uno di loro mi ha detto che in casa era proibito parlare dei fatti italiani di quegli anni atroci".
Oggi sarà ancora in quella piazza, e il riconoscimento che riceve lo considera "un tributo ai martiri di Civitella da parte della Germania". Lei che fa fatica a tenere dentro emozioni fortissime e contrastanti: "Da un lato la soddisfazione per un’onorificenza che conferma il percorso di riconciliazione, dall’altro l’angoscia di rivivere ogni momento di quell’orrore. Ho in mente tutti i volti delle persone trucidate, l’odore dei cadaveri bruciati dai nazisti che per non sporcare le divise indossavano grembiuli di gomma". Il valore e l’urgenza della testimonianza, sfidando i suoi 94 anni sono la bussola di Ida. Che cammina, idealmente, insieme a Liliana Segre: " Mi piacerebbe incontrarla. Siamo entrambe testimoni di una storia che non può essere dimenticata. Ma che, oggi rivedo alla tv nelle guerre che infiammano il mondo".