
L'incidente mortale nel quale ha perso la vita Fabio Mazzi, 42 anni
Arezzo, 3 settembre 2025 – Era il 2013 quando al cinema uscì “Un fantastico via vai” di Leonardo Pieraccioni. Gran parte delle scene erano state girate ad Arezzo, e tra i volti che avevano colorato la commedia c’era anche quello di un giovane comparsa locale, Fabio Mazzi. Nella parte di Filippo, il ragazzo che cercava una stanza per trasformarla nella “base” di un improbabile spaccio, Fabio aveva lasciato una traccia lieve ma divertente. Bastava una battuta, un gesto, uno sguardo per strappare la risata del pubblico. In quella breve apparizione c’era già il suo spirito: spontaneo, ironico, diretto.
Oggi Arezzo ricorda quella scena con commozione e un velo di malinconia. Perché Fabio Mazzi non c’è più. È morto a 42 anni, domenica pomeriggio, in seguito a un terribile incidente stradale sul ponte di Pratantico, lungo la regionale 69.
Viaggiava sulla sua KTM 1200, una passione che non aveva mai nascosto nemmeno sui social, quando si è scontrato frontalmente con un’auto che procedeva in direzione opposta. L’impatto è stato devastante. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti, l’elisoccorso Pegaso lo ha trasportato in codice 3 al policlinico Le Scotte di Siena. Ma le lesioni agli organi vitali si sono rivelate irreversibili.
Dopo alcune ore di lotta, Fabio non ce l’ha fatta. La notizia si è diffusa rapidamente, lasciando sgomente Arezzo, Capolona e Subbiano, i luoghi del cuore di Fabio.
Viveva in centro ad Arezzo insieme alla compagna, ma i legami più profondi erano nella sua famiglia di origine: tre fratelli, lui il maggiore. Una famiglia stimata, come ricorda il sindaco di Capolona, Mario Francesconi: “Era un ragazzo vivace, appassionato di moto e motori, di buona famiglia, conosciuto da tutti. La comunità si stringe intorno ai familiari in questo momento di dolore”.
Anche la sindaca di Subbiano, Ilaria Mattesini, lo ricorda con affetto personale: “Siamo coetanei. Me lo ricordo sempre allegro, sorridente e vivace, un compagnone, amico di tutti”. Il dolore è condiviso. La salma sarà restituita ai familiari, che celebreranno il funerale a Capolona. Fabio era il ragazzo solare che amava stare in compagnia, il motociclista che si godeva le curve con passione, l’amico pronto alla battuta. Per molti resterà anche il “Filippo” di Pieraccioni.
Sul piano giudiziario, la Procura ha aperto un fascicolo, come avviene in ogni caso di incidente mortale. Ma non è stata disposta l’autopsia. Si è proceduto soltanto alla ricognizione cadaverica, dopodiché la salma sarà restituita ai familiari per i funerali. Un iter normale, previsto nei casi di incidente con dinamica chiara.
Sulla strada teatro del sinistro, il comandante della polizia Municipale Aldo Poponcini, i cui uomini sono intervenuti quel drammatico pomeriggio, smorza ogni allarmismo: “Non si può parlare di strada pericolosa in sé. È un rettilineo, un drittone. La causa degli incidenti non sta nell’infrastruttura ma nella condotta di guida: velocità, attenzione, rispetto delle norme. Certo, la SR 69 è trafficata e teatro di episodi anche gravi, ma ridurre tutto alla strada sarebbe fuorviante”.
Il comandante allarga lo sguardo al problema più ampio: “Quest’anno di incidenti mortali in moto ne abbiamo avuti diversi. Per me, dopo 44 anni di servizio, è un grande cruccio. Lo dico con amarezza: non siamo riusciti a ridurre davvero l’incidentalità stradale. Continuo a considerarla una guerra che purtroppo stiamo perdendo, nonostante i controlli e la prevenzione”. Un’ammissione che pesa, tanto più in giorni come questi. Perché al di là delle statistiche, dietro ogni numero c’è una vita spezzata.