
Jawad Hicham durante il processo in Corte di Assise. In alto: Sara Ruschi
Tutto in una manciata di ore: ergastolo o processo da rifare. E quel dolore che non passa, due figli rimasti senza madre e nonna, uccise a coltellate da Jawad Hicham in una sera di primavera, 12 aprile 2023. Una famiglia distrutta. Ventitrè coltellate sul corpo di Sara Ruschi, morta a 35 anni nella camera da letto accanto a quella dove dormivano i figli. La madre, Brunetta Ridolfi, prova a salvarla e a fermare la furia di Jawad, ma viene colpita con tre fendenti e si accascia senza vita sulla soglia della stanza. Ergastolo aggravato è la condanna in primo grado, confermata in Appello. Oggi l’ultimo passaggio: la Cassazione. Che può mettere il sigillo sulla sentenza della Corte d’Appello oppure valutarne la non legittimità e rinviare ai giudici di secondo grado per un nuovo processo. Ma c’è una novità: Fiorella Bennati, l’avvocato che difende Jawad Hicham ha presentato istanza per un’udienza in presenza. Detto così, resta un linguaggio in codice per addetti ai lavori. Tradotto: si tratta di una strategia difensiva per tentare di sollevare davanti ai giudici la questione di congruità relativa alla perizia psichiatrica sull’imputato, respinta a suo tempo in Appello. L’obiettivo è far riaprire il processo e tentare anche di evitare la massima pena. "Mi limiterò a focalizzare l’attenzione su un passaggio motivazionale della sentenza di secondo grado, quello con il quale è stata respinta la richiesta di perizia psichiatrica, con una argomentazione per me non congrua", spiega Bennati. Un tentativo, ma l’esito non è scontato su un caso di doppio femminicidio che ha sconvolto la città.
Al Palazzaccio, schierata dall’altra parte della barricata, c’è anche Alessandra Panduri, l’avvocato di parte civile che ha seguito tutte le fasi dei due processi ed insieme al collega Jacopo Pastorini è in aula per la difesa del figlio di Sara. La linea, è diametralmente opposta e, rispetto alla mossa della difesa, si fa notare come i giudici siano chiamati a pronunciarsi solo sulla legittimità della sentenza di secondo grado, non sul merito del processo. Il ricorso per Cassazione, invece, secondo la lettura della parte civile, tende a introdurre una valutazione di merito. Battaglia all’ultimo minuto. "Noi chiediamo giustizia per mia sorella Sara e Brunetta, sono due anni che le nostre vite sono sconvolte da una tragedia che nessuno potrà mai cancellare. A due ragazzi è stata tolta la madre e la nonna, nel giro di pochi minuti, a coltellate, nella casa dove vivevano insieme. Confidiamo in un pronunciamento che confermi le due precedenti condanne all’ergastolo e chiuda una vicenda giudiziaria con la massima pena per chi ha ucciso", commenta Alessandro Ruschi che attenderà la decisione casa, insieme al nipote che nel frattempo ha deciso di cambiare il cognome rifiutando quello del babbo e assumendo il cognome della mamma. In questi due anni, Alessandro Ruschi con la moglie glie si è preso cura dei figli di Sara: Anis ora è maggiorenne, studia, lavora e "sta costruendo il suo futuro, ma quello che ha vissuto con la sorellina prima e dopo la tragedia, è un trauma profondo che lascia il segno. Per questo chi ha ucciso deve pagare assumendosi la responsabilità di un atto che ha distrutto la vita di due persone e cambiato per sempre quella di due famiglie".