GAIA PAPI
Cronaca

Bufera, fa il caffè ai soccorritori. Volontari dagli incendi all’alluvione

"Eravamo sulla trincea del fuoco, siamo corsi incontro all’acqua": le ore critiche viste dalla Racchetta. Sisi: "C’è chi vede il rosso e imbocca il sottopasso comunque: ma chiuderli è l’unica alternativa ai rischi". .

Flavio Sisi, responsabile. Racchetta

Flavio Sisi, responsabile. Racchetta

Hanno lavorato senza sosta. Al fianco dei vigili del fuoco, domenica e nel bis di martedì. Sono i volontari della Racchetta, guidati dal responsabile Flavio Sisi, che racconta. "È stata una situazione surreale. Io ero passato in sede solo per salutare i ragazzi di turno. Avevamo due squadre pronte, ma per la reperibilità sugli incendi boschivi, non certo per l’acqua. Poi quella botta incredibile: in un attimo mi sono ritrovato bloccato con l’auto. Abbiamo avvertito il Comune che saremmo usciti, anche se non era la nostra attività principale: serviva un monitoraggio immediato".

Il primo intervento è stato in via Lebole, dove un grosso albero si era abbattuto sul cavalcavia. "Lo abbiamo rimosso dalla carreggiata, poi ci siamo spostati verso Tortaia e lì era il delirio. Scene che fino a qualche anno fa erano rare, ora diventano sempre più frequenti". Sisi non nasconde una punta di amarezza per le polemiche lette sui social: "È facile dare la colpa ai tombini o ai fossi non puliti, ma la verità è che certi fenomeni sono imprevedibili. Noi abbiamo accesso ai radar, e fino a pochi minuti prima non si poteva immaginare un’intensità simile. I cittadini dovrebbero conoscere meglio gli strumenti a disposizione, invece di sfogarsi soltanto".

Tra i consigli, uno spicca: "In caso di allagamenti la prima cosa è staccare la corrente: sembra banale, ma quasi nessuno lo fa. E se si decide di sollevare i tombini per far defluire l’acqua, è indispensabile segnalarli, altrimenti diventano trappole". Fatica ma anche solidarietà. "In via Nettuno una signora ci ha accolto con un caffè caldo, ci ha ringraziato con un sorriso. Sono gesti che ripagano di tutto. Domenica siamo rimasti in strada fino a notte fonda. È il bello del volontariato: lavorare duramente, ma sentirsi parte di una comunità".

La tregua è durata poco. "Sembrava di aver portato sfortuna – scherza Sisi – avevo appena detto che certi eventi tornano ogni 20 anni, e invece ci ha colpiti di nuovo e subito. Rispetto a domenica, martedì c’era più paura, ma anche più consapevolezza. La macchina comunale si è mossa con anticipo, proprio per ridurre i disagi". Il bilancio, però, resta pesante: "Tutti i sottopassi allagati. C’è stato forse un eccesso di zelo nelle chiusure, ma era l’unico modo per evitare rischi. E nonostante i lampeggianti, un’auto è rimasta bloccata: segno che non sempre si rispettano i segnali. Nelle scuole insegniamo a riconoscere i pericoli e a rispettare le regole: è un principio che dovrebbe valere sempre. Meglio metterci dieci minuti in più a tornare a casa che rischiare la vita".

La nuova emergenza ha colpito in particolare la zona di piazza Andromeda e una sorpresa è arrivata da piazza Giotto, dove l’acqua ha invaso la nuova area in corso di inaugurazione: "Forse l’unico caso in cui davvero i tombini intasati hanno inciso", sottolinea Sisi. Il suo messaggio finale guarda al futuro: "Gli eventi estremi saranno sempre più frequenti. L’importante è farsi trovare pronti. E soprattutto, come diciamo ai ragazzi nelle scuole, diventiamo portatori sani di buone pratiche di protezione civile".