
I numeri nella nostra provincia di coloro che sono sottoposti all’uso del dispositivo che tiene lontani dalle vittime. L’ultimo caso: la pistola puntata alla ex fuori dal lavoro .
Tengono al polso il braccialetto elettronico e sono tredici uomini: nove seguiti dalla polizia e quattro dai Carabinieri. Un numero che racconta di altrettante donne che hanno denunciato maltrattamenti e minacce, affidandosi a uno strumento concepito per garantire distanza e sicurezza.
Il dispositivo, applicato sempre più di frequente nei casi di violenza domestica e stalking, è pensato per impedire nuovi contatti con le vittime. Ma la sua efficacia non è priva di criticità.
A livello nazionale i braccialetti disponibili non sono mai sufficienti: secondo i dati del Viminale, ogni mese ne vengono messi in circolo al massimo 1.200, a fronte di un fabbisogno che sfiora i 1.800. Così le scorte finiscono in anticipo, lasciando scoperte situazioni potenzialmente ad alto rischio.
Anche la parte tecnica non è esente da difetti. Batterie che si scaricano in fretta, assenza di segnale in alcune zone, malfunzionamenti che rendono più difficile il controllo soprattutto nelle aree periferiche e montane della provincia.
Un sistema quindi utile ma fragile, che da solo non basta a garantire protezione se non affiancato da interventi rapidi e percorsi di sostegno per le vittime.
Proprio nella zona industriale, lunedì sera, il braccialetto elettronico è stato disposto per l’ennesima volta.
Un uomo di 55 anni residente in città, già denunciato in passato per atti persecutori, si è presentato davanti al luogo di lavoro dell’ex compagna armato di pistola ad aria compressa. Attimi di panico, colleghi e passanti terrorizzati, poi l’intervento dei carabinieri che hanno bloccato l’uomo prima che potesse avvicinarsi alla donna.
Il giorno successivo, in tribunale, il giudice Giulia Soldini ha convalidato l’arresto e imposto il braccialetto elettronico, accogliendo la richiesta del difensore di evitare i domiciliari.
Un episodio che si aggiunge alla lista dei casi già sotto controllo e che ricorda come dietro quei tredici dispositivi ci siano storie concrete, fragili e spesso segnate da mesi di paura.