Uccide la figlia, ferisce il figlio: la follia di un padre. "Quel tremendo grido di aiuto"

Il fratello della piccola, aggredito dal padre, è rimasto ferito. L'uomo è stato arrestato e ora si trova nel carcere fiorentino di Sollicciano

I soccorsi sul luogo della tragedia (Foto Ops)

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Levane (Arezzo), 22 aprile 2020 - Un grido disperato, un grido di aiuto. Un grido in una mattina come tante in un giorno come tanti, con il lockdown da coronavirus. Tragedia a Levane, Valdarno aretino, dove un padre ha sgozzato e ucciso la figlioletta di 4 anni e ha ferito il figlio, che si è rifugiato dai vicini mentre la mamma non c'era.

L'uomo, un 39enne originario del Bangladesh, si è poi gettato in un pozzo tentando di suicidarsi. E' stato recuperato dai vigili del fuoco, intervenuti in forze insieme a 118 e carabinieri. E' stato portato all'ospedale di Montevarchi, dove è scattato anche l'arresto. Andrà in carcere ad Arezzo, mentre in ospedale è finito in codice giallo anche l'altro figlio, di 12 anni.

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E' proprio del figlio di 12 anni quel grido d'aiuto disperato udito da diversi vicini in quell'agglomerato di case. La famiglia viveva in una mansarda. Nello stesso edificio, ma a un piano diverso, viveva anche il connazionale che era anche il suo datore di lavoro. E' nella mansarda della famiglia che la piccola è stata ritrovata. Un colpo mortale dato con un coltello.

Sotto choc la madre dei bambini e moglie dell'uomo. Quest'ultimo, operaio, era da tempo nervoso. Sembra che i problemi economici dovuti alla cassa integrazione attivata nella sua ditta per la crisi da coronavirus lo stesse tormentando da tempo. Levane è sconvolta per un fatto di sangue tremendo e insensato. 

L'omicida. Bilal Napia 39enne bengalese,  si trova da questo pomeriggio nel carcere fiorentino di Sollicciano. L'uomo è stato dimesso dall'ospedale della Gruccia, in Valdarno, dove è tuttora è ricoverato il figlio che ha riportato un trauma cranico. Accanto al bambino è sempre rimasta la madre, che era a fare la spesa quando l'uomo ha aggredito i due figli. Proseguono intanto gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno, coordinati dal pm Laura Taddei: tra domani e venerdì dovrebbero sentire madre e figlio se saranno in condizioni, anche emotive, giudicate consone, per cercare di capire cosa abbia scatenato la violenza del 39enne.

Quest'ultimo è rimasto in silenzio da quando è stato recuperato dal pozzo. Amici e i parenti ascoltati finora dagli investigatori hanno confermato uno stato di leggera depressione dell'operaio, in cassa integrazione, ma nessun segnale che potesse far pensare a quanto poi accaduto ieri. Intanto il pm non ha ancora chiesto la convalida dell'arresto: quando lo farà scatterà poi l'interrogatorio di garanzia in videoconferenza da parte del gip di Arezzo Fabio Lombardo. Il 39enne attualmente è assistito da un difensore d'ufficio.