
Una settimana di tempo e la società proponente potrà dare il via alla fase preliminare
Badia Tedalda (Arezzo), 10 luglio 2025 – L’impianto eolico di Badia del Vento si farà. L’ok è arrivato ieri pomeriggio, al termine della sesta conferenza dei servizi (iniziata alle 10 e terminata intorno alle 14) che ha chiuso una istruttoria durata due anni e mezzo. È quindi passato l’impianto di 29,4 megawatt di potenza, che prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda; per la precisione, nella zona del Monte Loggio, rilievo dell’Appennino sopra la frazione di Rofelle e al confine con il Comune romagnolo di Casteldelci, la cui amministrazione da sempre ha osteggiato le pale per i forti impatti di carattere paesaggistico e ambientale derivanti da questa soluzione.
Si sono espressi a favore tutti gli enti che erano stati invitati in videoconferenza, fra i quali Regione Toscana, Provincia di Arezzo e Comune di Badia Tedalda; anche tutti gli uffici regionali si sono trovati d’accordo per il “sì”, di fronte al quale il presidente Eugenio Giani e l’assessore Monia Monni hanno preso atto; l’unico parere negativo è stato quello della Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo, non tanto per la oramai nota questione dell’impatto paesaggistico (che comunque è stata tenuta in considerazione), quanto per l’interferenza delle torri sulla chiesa di Rofelle, che è un monumento e quindi un bene culturale a tutti gli effetti.
È stato di conseguenza preparato il provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), che passerà nelle mani della giunta regionale per il rilascio della concessione: una settimana di tempo e la società proponente, Fera srl, potrà dare il via alla fase preliminare, consistente nelle indagini geologiche da effettuare sul posto prima di partire con i lavori veri e propri. Ci sono poi anche gli aspetti della viabilità da non sottovalutare. La stessa Fera, va sottolineato, ha sempre fornito in tempo utile tutte le documentazioni richieste dalla Regione. Peraltro, alla schiera dei favorevoli a “Badia del Vento” si è aggiunta circa tre mesi fa anche Legambiente, che si è distaccata dai comitati e dalle associazioni contrarie (su tutte Wwf, Italia Nostra e “I Cammini di Francesco in Toscana”) in quanto il progetto è stato ritenuto ben strutturato e destinato a un luogo nel quale è ben presente la componente primaria, ossia il vento. Questa insomma la notizia saliente, che non ha certo costituito una sorpresa in base alla piega presa dalla vicenda, al punto tale che sui versanti romagnolo e marchigiano erano già preparati per il ricorso al Tar.
Di certo, Emilia Romagna e Marche non staranno ferme, a costo di rivolgersi anche al governo nazionale, poiché convinte di aver subito un torto dal comportamento della Regione Toscana, apparso per esse più evidente dopo aver constatato che la stessa Toscana ha bocciato gli impianti con effetti visivi ricadenti sul proprio territorio (vedi Passo di Frassineto sempre in Valtiberina), mentre non avrebbe adoperato lo stesso scrupolo in una zona di confine. Non solo: sarebbero stati anche disattesi i punti dell’accordo firmato in gennaio fra Toscana ed Emilia Romagna proprio per le aree a cavallo fra le due regioni lungo la dorsale appenninica.