
Thomas Lo Monaco
Viareggio, 14 aprile 2020 - Era rimasto l’ultimo paese europeo a non voler autorizzare il lockdown, ma ora anche la Svezia sembra abbia capito qual è l’unica strada per arginare il contagio. Nei giorni scorsi, vista dalla Svezia, l’Italia sembrava un paese di un altro pianeta. Gabriele Ambrogi e Thomas Lo Monaco sono due viareggini che da anni lavorano nella terra dei vichinghi. "I numeri sono impietosi - premette Gabriele, 34enne e impiegato nella logistica -. Su una popolazione di dieci milioni di abitanti si sono già registrati settecento decessi. Quindi c’è poco da star sereni". Eppure in giro c’è molto movimento. "Infatti - prosegue - credo che qui non ci sia una comprensione esatta di quello che potrebbe accadere. Gli svedesi sono rispettosi degli ordini anche se questi sono confusi e poco condivisibili e grosse limitazioni non ve ne sono, se non quella di evitare assembramenti oltre le cinquanta unità. PProprio in questi giorni - va avanti - il Governo svedese ha stabilito che non potranno usufruire di terapia intensiva coloro che hanno compiuto o superato gli ottanta anni, chi dai settanta in su soffre di gravi patologie, e gli immunodepressi. Una cosa disumana. Ripetono che il sistema sanitario sia al top quando invece mancano i posti letto". Gabriele, che esce il meno possibile, non si fida: "Rpetono che la libertà individuale è un valore irrinunciabile e così scaricano i problemi sugli amministratori locali, gli unici che invitano la popolazione a non sottovalutare la pandemia".
Moderatamente più sereno è Thomas, 26enne residente a Norrtälje con moglie e tre bambini piccoli. "Essendo un autotraspostatore - spiega - viaggio molto. Vedo un discreto movimento ma è anche vero che la densità abitativa qui è bassa ed anche i raggruppamenti che si creano non possono superare le cinquanta unità. Un altro aspetto importante è che qui, grazie a politiche mirate, si può conciliare la vita privata con quella professionale".
Thomas ha una visione meno nera sulla gestione sanitaria. "Si tratta - argomenta - di una gestione mista fra pubblico e privato. Mi risulta inoltre che siano già stati predisposti reparti Covid per ovviare ad eventuali picchi. C’è timore per le case di cura ma le visite solo vietate così come sono chiuse le università e le scuole, ma non quelle elementari perché non si vuole costringere i lavoratori, che non possono lavorare in remoto, a dover stare a casa. Anche il trasporto pubblico ha subito delle restrizioni. Sono vicepresidente di un circolo di democratici - conclude - e la nostra segretaria è italiana ed epidemiologa. Cerchiamo di mantenere le distanze minime ma non abbiamo paura. Io sono sereno".
Sergio Iacopetti