Paolo Di Grazia
Cronaca

Strage ferroviaria, la causa del disastro in un video: poi la rinuncia ad ascoltare i testimoni

La decisione della Procura. Le difese protestano: volevano interrogarli / LA DEPOSIZIONE DI DANIELA ROMBI / PROCESSO AL COLLEGIO DI VIAREGGIO / DURO SCONTRO IN AULA TRA D'APOTE E TONI / I FAMILIARI A ROMEO: "MORETTI CAVALIERE PER NOI SOLO DOLORE / L'OFFENSIVA DEI LEGALI DELLE FERROVIE CONTRO LA PROCURA / LA PROTESTA DEI PARENTI / LA CITTA' RICORDA LA STRAGE / PARLA IL CONSULENTE DELLA PROCURA / FOTO / LA DIFESA PROVA A GIOCARE IN ATTACCO

La cisterna della morte (foto Umicini)

Viareggio, 5 febbraio 2015 - "Le immagini sono più che sufficienti". Le immagini sono quelli di un video realizzato dalla commissione d’indagine del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture con cui viene ricostruito il momento dello squarcio sulla cisterna della morte che causò il disastro di Viareggio e la morte di 32 persone.

Quel video, della durata di 15-20 minuti, è stato proiettato ieri pomeriggio al Polo fieristico di Lucca dai sostituti procuratori Salvatore Giannino e Giuseppe Amodeo. I quali, al termine del filmato, hanno annunciato al Tribunale che non intendevano interrogare i quattro ingegneri che avevano realizzato il video e redatto la relazione tecnica. "Per quanto ci riguarda – hanno detto – possiamo anche rinuciare ad ascoltare i testi". Le difese degli imputati, invece, hanno fatto notare al presidente del Collegio l’opportunità di chiedere chiarimenti agli estensori materiali della relazione. "Sono anche nostri testimoni – hanno detto i legali difensori delle Ferrovie dello Stato – e non vogliamo rinunciarci".

La decisione definitiva è arrivata dal presidente del Collegio, Gerardo Boragine, che ha disposto di revocare l’ordinanza della prova testimoniale dei quattro ingegneri. L’udienza si è pertanto chiusa con il finale proposto nel video del Ministero. "Non si può arrivare a una conclusione assolutistica, ma con molta probabilità a squarciare la cisterna è stato il picchetto di segnalazione". E quest’ultima affermazione entra così negli atti processuali, senza che gli avvocati difensori abbiano avuto la possibilità né di smontare tale tesi – che coincide con la ricostruzione della Procura – né di screditare eventualmente gli esperti del Ministero.

Sulla loro relazione, già prima di cominciare, i difensori degli imputati avevano affilato le armi. Ben sapendo a quali conclusioni erano giunti e ben sapendo che si tratta di un organismo ‘terzo’, rispetto alle parti in causa, avevano provato a chiederne l’esclusione. In particolare l’avvocato Gateano Scalise aveva sottolineato che la legge istitutiva della commissione d’indagine del Ministero del 2007 stabiliva che "tale commissione non può attribuire colpe e responsbilità. Inoltre – ha rimarcato – non sono state ascoltate tutte le parti". Situazione negata invece dal Pm Salvatore Giannino che ha ricordato "che la commissione ha sempre convocato tutti, fra cui anche Rfi".

Il Tribunale si è poi espresso rigettando l’eccezione di Scalise e ammettendo la relazione e le deposizioni dei componenti della commissione. Ma poi, come detto, dopo la visione del video, è stato considerato superfluo anche ascotare i tecnici.