"Vado a farmi i capelli e torno". Ma Dainelli fu ucciso da due banditi. Provò a fermarli dopo una rapina

Il 9 giugno 1984 la morte dell’eroe civile che si mise all’inseguimento di due giovanissimi malviventi

"Vado a farmi i capelli e torno". Ma Dainelli fu ucciso da due banditi. Provò a fermarli dopo una rapina

"Vado a farmi i capelli e torno". Ma Dainelli fu ucciso da due banditi. Provò a fermarli dopo una rapina

VIAREGGIO

"Alla vista di due malviventi armati e mascherati che fuggivano a bordo di una motoretta dopo aver picchiato selvaggiamente e rapinato il proprietario di un esercizio commerciale, non esitava, pur essendo disarmato, a porsi al loro inseguimento con la propria autovettura. Raggiunti i fuggitivi, riusciva a fermare il loro veicolo ma, nel tentativo di bloccare i malfattori, veniva raggiunto al cuore da un colpo d’arma da fuoco che uno dei due rapinatori gli sparava da distanza ravvicinata. Magnifico esempio di alto senso civico e di straordinario coraggio spinti fino al supremo sacrificio. Viareggio, 9 giugno 1984".

Questa è la motivazione con la quale il 15 luglio 1985, l’eroico protagonista di quell’episodio, il commerciante Athos Dainelli, 53 anni, venne insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria dall’allora presidente della Repubblica, Francesco Cossiga Quanti in città si ricordano di questo episodio di 40 anni fa, tondi tondi, come oggi? Quanti nati dopo il 1984 sono a conoscenza di questa terribile vicenda che trasformò Athos Dainelli in un vero eroe comune, uno che non si voltò dall’altra parte di fronte ad un episodio criminoso, pagando con la morte la sua reazione contro due malviventi?

Crediamo pochi: i familiari, i parenti e gli amici stretti, anche perché in 40 anni non c’è stato verso – qualcosa comunque bolle in tempo, meglio tardi che mai – di ricordare Athos con qualcosa di duraturo nel tempo in città. Staremo a vedere. Il 9 giugno 1984 era un sabato di fine primavera, con l’estate che cominciava a fare capolino. Athos Dainelli, titolare di una lavanderia al Varignano, uscì dal lavoro intorno alle 19.30. "Faccio un salto a farmi i capelli al Bicchio" disse ai suoi familiari. "Appena torno, si cena".

Non tornò più a casa perché mezz’ora dopo Athos, un uomo coraggioso dal cuore d’oro, non seppe rimanere in disparte di fronte a quel che si parò davanti ai suoi occhi. Mentre lui era dal barbiere, vide due giovani rapinatori che diedero l’assalto all’adiacente tabaccheria gestita da Elio Pollastrini. Urla, minacce, pestaggio della vittima della rapina "perché in cassa c’è una miseria, tira fuori i soldi". Settantamila lire. "Aiuto, aiuto" urla Pollastrini, mentre i due banditi lo riempiono di colpi.

Athos Dainelli è un uomo tutto d’un pezzo, un generoso. Di fronte a quelle richieste d’aiuto, non ci pensa un attimo: esce dal salone del barbiere e alla guida della sua auto, si mette all’inseguimento dei due banditi che sono fuggiti con il magro bottino, in sella ad uno scooter. "Ora vi fermo io" pensa Athos, con slancio verso il prossimo, non con l’intento di essere uno sceriffo improvvisato. Riesce a fermare i banditi, scende d’auto messa di traverso sulla carreggiata per impedire al motorino dei banditi di ripartire, pensa di affrontarli con le parole. Intento lodevole, ma non fa i conti con la pistola che uno dei due ragazzi, il più giovane, ha in mano: esplode un colpo di pistola diretto al cuore. Athos Dainelli morirà sul colpo.

I banditi si impossessano della sua auto, fuggono cercando di far perdere le loro tracce. Cercano – probabilmente – di costruirsi un alibi, perché quando i carabinieri della compagnia di Viareggio li acciuffano seduti ad un tavolino di un bar, dove stanno giocando a carte, fanno finta di cadere dalle nuvole. "Non ci siamo mossi da qui da un paio d’ore...". Il loro alibi non regge. Finiscono in manette. I carabinieri che risolvono il caso in men che si dica – fra questo il maresciallo Giulio Lazzeri – riceveranno poi un encomio solenne per la tempestività con cui il caso venne risolto.

"Athos Dainelli è stato davvero un grande uomo", ha sempre detto il sottufficiale dell’Arma, memoria storica della ‘nera viareggina e versiliese’, sponda carabinieri. Chi sparò aveva all’epoca 19 anni: venne condannato a 25 anni; il suo complice, un po’ più grande, a 18 anni. Hanno scontato la pena. Ma a suo tempo, hanno usufruito di permessi premio e qualche volta, in città, hanno incrociato gli occhi e gli sguardi dei figli di Athos Dainelli. La morte dell’eroico commerciante è stata indennizzata dalla Stato con un assegno di cinquecentomila lire. No, alla cifra non manca qualche zero. Cinquecentomila lire. Se all’epoca. Athos Dainelli fosse stato ucciso da un terrorista, rosso o nero, o da un bandito che poi si sarebbe dichiarato prigioniero politico, l’indenizzo sarebbe stato decisamente superiore.... Cose italiane degli anni ‘80, gli anni di piombo della nostra storia.

Giol