di Alice Gugliantini
Le avevamo lasciate alla fine degli anni Novanta, con le loro linee bianche e rosse e quel colore grigio metallizzato. Sono le cabine telefoniche, che presto verranno smantellate. È quanto ha deciso nelle scorse settimane l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom): il gestore Tim non è più tenuto a garantire il servizio pubblico ed è autorizzato a smantellare le 16.073 cabine che si trovano in tutta Italia. Le uniche che saranno salvate sono quelle che si trovano in prossimità di luoghi di pubblica utilità. Ospedali con almeno dieci posti letto, caserme con 50 dipendenti, carceri e rifugi di montagna generalmente non coperti dalla rete telefonica.
A Viareggio, dal sito della Tim (no, Telecom Italia non esiste più), ne vengono censite 77. Ma quanti sono quelli che le hanno usate negli ultimi anni? Molto pochi, e non bisogna avere doti divinatorie per arrivarci. Non c’è bisogno di essere la Pizia del nuovo millennio. Anche perché molte sono state vandalizzate e ormai degradate dal mancato utilizzo.
I tempi cambiano, e così le abitudini e i costumi. Si telefona al cellulare, si fanno le videochiamate, i messaggi WhatsApp, Messenger di Facebook. I modi di comunicare sono proliferati e la cara vecchia cornetta è rimasta appesa. Ma è migliorata la qualità della comunicazione? Su questo si potrebbe discutere. L’economia del gratis, tanto cara a Walter Siti – che ci ha scritto un saggio, "Pagare o non pagare" – ha portato a dei miglioramenti? Di sicuro ormai non si paga per chiamare – e già questa è una notizia – è lo specchio dei tempi. Non è detto però che tutto ciò che sia illimitato abbia portato alla stessa qualità.
Quanti messaggi superflui, quante chiamate senza senso ci saremmo risparmiati? Ma tanto non si paga, che vuoi che sia. I tempi cambiano, appunto. I più giovani, relativamente, quelli che si avvicinano ai trent’anni, si ricorderanno gli ultimi scampoli gloriosi di questi “aggeggi“ che si apprestano ormai a finire nel dimenticatoio novecenteschi. Si ricorderà qualcuno di questi, le schede telefoniche da inserire all’interno del telefono. Che davano la possibilità di chiamare senza inserire il gettone. C’era ancora la cara vecchia lira, e i tempi erano diversi, dirà qualcuno. Sì, erano diversi. Non a caso i telefoni cellulari si contavano sulle dita di una mano, letteralmente, e per telefonare fuori casa si andava alla cabina telefonica. Quel gabbiotto, forse visto in alcuni casi come un miraggio, in cui si poteva parlare con qualcuno che era da un’altra parte. Ma non da casa propria. Fuori. Questo è un altro punto.
C’è una generazione che è cresciuta con le chiamate nella cabina telefonica. Una generazione che non sapeva – non avrebbe potuto immaginare – dove sarebbe arrivata la tecnologia di oggi. Une generazione che andava alla cabina per non farsi sentire dai genitori, al tempo dei primi amori. Che andava alla cabina con sacchi di monete per far sì che non cadesse la linea con la persona con la quale si era all’altro capo del telefono. Perché una volta finito il tempo, la comunicazione poteva terminare bruscamente - interrompere un discorso che non voleva essere interrotto. Il tempo, allora, non era illimitato e per telefonare si pagava. Ma oggi, le care vecchie cabine stanno lì a ricordarci che i tempi cambiano, che non tutto è eterno. E che forse il Novecento è finito davvero.