REDAZIONE VIAREGGIO

Strage di Viareggio, «Sono vivo per miracolo»

Il racconto di un sopravvissuto. Luigi Cordoni rimase ustionato sul 30% del corpo

Luigi Cordoni

Viareggio, 29 giugno 2018 - «MI RITENGO un sopravvissuto e quindi do molta più importanza alla vita e alle piccole cose. Ricordo di aver immediatamente telefonato a mia moglie Cristina e a mio figlio Francesco per dir loro di non uscire di casa». Luigi Cordoni, rimasto ustionato sul 30% del corpo (faccia, mani, braccia e gambe), quella tragica notte del 29 giugno 2009 se la ricorda perfettamente. Volontario da quasi quarantanni si trovava, come quasi tutte le sere, nella sede della Croce Verde in via Garibaldi pronto ad intervenire, alla guida della “sua’’ ambulanza in caso di chiamata. «Erano le 11,45 circa – ricorda – e da dentro la sede udimmo un forte boato. Uscimmo immediatamente per strada convinti, come eravamo, che ci fosse stato un incidente lungo via Burlamacchi. Ricordo una nebbia (il gpl, proveniente dalla cisterna, che si stava espandendo) intensa che ci avvolgeva e nessuno di noi aveva cognizione di cosa stesse realmente accadendo». Pochi secondi e «da dietro il muretto della ferrovia – va avanti – spuntarono i due macchinisti, è merito loro se la tragedia non ha avuto conseguenze ancor più nefaste, che trafelati ci gridarono “mettetevi in salvo perché qui scoppia tutto’’».

Il disastro è ormai inevitabile. «Il cielo sopra la nostra testa – prosegue – divenne bianco con sfumature gialle e arancioni e fu allora che arrivò la prima deflagrazione con i muri intorno a noi che presero a tremare. Eravamo terrorizzati ma ebbi ugualmente la lucidità di andare a svegliare Carla e Lisa che stavano ignare riposando, dopodiché scesi in garage». L’idea di Luigi era quella di caricare il resto dei compagni su un mezzo per poi fuggire: «Salì su un’ambulanza ma, satura com’era di gpl, non partì. Scesi dal mezzo e quasi immediatamente fui investito da una deflagrazione. Venni scaraventato a terra e persi conoscenza. Non dimenticherò mai quella intensa luce bianca davanti ai miei occhi». Quando si riprese, passati pochi minuti, il buio circondava Luigi mentre fuori il disastro si stava consumando: «Quando mi ridestai mi sentivo bruciare il volto e i capelli ma non ero cosciente di ciò che mi era capitato. Ringrazio Marco, altro volontario, che mi fece salire su un furgone antincendio e mi portò al Pronto Soccorso dove fui immediatamente sedato. Lo ringrazio di cuore per non avermi detto che avevo il volto ustionato così come ringrazio Linda, Laura, Gisberto, Davide, Gianluca, Dario e Raffaele». Il calvario di Luigi è durato tre mesi, di cui uno in ospedale, di ricovero più quattro anni, in totale, di impossibilità di esposizione al sole ma adesso è nuovamente al suo posto in sede alla Croce Verde. «Ho ancora bene in mente – conclude – il volto di Mauro Iacopini era sdariato accanto a me. Non si lamentava per la profondità delle ustioni riportate mentre io, mia foruna, non facevo altro che lamentarmi. Lui non ce l’ha fatta mentre io si e per questo mi sento anche un pò in colpa».

Sergio Iacopetti