MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"Io, licenziato senza motivo dalla Cgil", Bindocci vuota il sacco e lancia accuse

Fuori dalla sigla storica "ma a fianco dei lavoratori". Come? Si vedrà

Dopo 16 anni di attività nella Cgil Massimiliano Bindocci lascia la sigla storica

Viareggio, 11 dicembre 2016 - «Ho ripetuto ai lavoratori di non piegarsi, di denunciare le ingiustizie. Ecco perché racconto la mia storia in Cgil, perché non voglio piegarmi». Una storia nel sindacato interrotta dopo 16 anni quella di Massimiliano Bindocci: sanzionato a 3 mesi di sospensione dagli incarichi che svolgeva come funzionario Filcams. Condannato per «non so quanto, non so per cosa e non so nemmeno da chi»; il provvedimento emesso il 4 luglio non porta alcuna firma.; e cita – come motivazione – una denuncia del 18 giugno di Enrico Profetti. «Una denuncia-fantasma – prosegue Bindocci – di cui non ho avuto notizia e che non si ritrova negli archivi. Contro la quale, per questo, non sono potuto ricorrere nel merito». Solo scaduti i termini massimi per il ricorso gli verrà spiegato che la data sbagliata era «un evidente errore di battitura». Ma ormai è troppo tardi... e la situazione precipita.

Con l’arrivo a Lucca di Franco Chiriaco, prima commissario e poi segretario, Bindocci è salito sullo scivolo. «Criticai la mancanza di coinvolgimento della base nelle scelte sindacali – racconta l’ormai ex sindacalista della Cgil – raccolsi le firme per convocare i direttivi, sostenni maggior trasparanza nelle assunzioni in Cgil, mi scontrai con la giunta Del Ghingaro per i licenziamenti al Principino»; entrando in contrasto con la politica provinciale. Era proprio in riunione con i lavoratori del Centro Congressi, il 30 settembre scorso, quando ricevette per email il siluramento dalla segreteria della Camera del Lavoro di Viareggio. Si unisce al coro di voci che si opponevano allo smantellamento della segreteria comunale, che ancora oggi non ha un responsabile, e alla fusione a freddo con Massa. Non è reato «l’articolo 26 dello statuto della Cgil consente di poter esprimere opinioni, anche sulla stampa».

Rientra comunque in Filcams Bindocci, dove inizia ad occuparsi – tra le altre – delle vertenze dei lavoratori della partecipate viareggine al fallimento. Si acuiscono gli attriti con il sindaco Del Ghingaro, consulente amministrativo della Cgil, già accesi ai tempi di Capannori. Da questo momento cominciano le denunce interne al comitato interregionale di garanzia della Cgil. La prima il 22 ottobre 2015, per un logo della Cgil ‘indebitamente’ apparso sulla pagina Facebook della Fiom per una raccolta firme. Subito il delegato della Fiom Lamberto Pocai spiegò al comitato di garanzia di essere stato proprio lui ad usare quel logo. La seconda denuncia è del 9 novembre; «in essa mi viene imputato di aver parlato male della Cgil negli organi di stampa»; articoli in cui politici (Massimiliano Baldini, Mario Navari...) e sindacalisti (Andrea Antonioli, Lamberto Pocai...) intervengono nella complessa vicenda che ha portato alla smantellamento della Camera del Lavoro e alla rimozione di Bindocci. «Mi si accusa di ricevere solidarietà?» si domanda lui, incredulo.

C’è poi la terza denuncia, il 28 gennaio 2016. «Per aver organizzato un direttivo non autorizzato. Una riunione per parlare dei problemi interni, convocata da altri. Partecipammo in 31, io non presi nemmeno la parola. Ma ho rimediato la denuncia perché considerato ‘il riferimento politico’ dell’assemblea». E’ per queste ragioni che Profetti e Chiriaco chiedono l’espulsione urgente di Bindocci dalla Cgil. Arriva il 4 luglio la sospensione, con un dispositivo anonimo.

Prima della scadenza della sospensione la segretaria della Filcams di Lucca, Valentina Gullà, lo avvisa che il 16 novembre avrebbe dovuto riprendere servizio in cartiera; dove Bindocci ha lavorato 10 anni e dove ha cominciato il suo impegno nel sindacato: «Licenziato dalla Cgil, e senza nemmeno sapere il perché». «Questa comunicazione – conclude Bindocci – non fu concordata né con la segreteria lucchese della Filcams, né con il direttivo di categoria deputato a decidere sui distacchi sindacali. Su richiesta di 40 rappresentanti di categoria è stata convocata convocata l’assemblea generale dalla Filcams. Ma Gullà non si presenta; 38 firmatari su 59 presentano una mozione di sfiducia. Che, riconvocata l’assemblea, non viene però concessa». «Ha vinto Golia, il gigante ha schiacciato Davide» conclude. «Ma il mio impegno al fianco dei lavoratori – assicura Bindocci – non finisce qui».