"Senza i marmi delle Apuane il nostro turismo sarebbe lo stesso?". A lanciare l’interrogativo è il consorzio Cosmave di Pietrasanta, il quale ricorda che il marmo delle Apuane è un’icona del nostro Paese dato che l’estrazione ha almeno 2mila anni di storia. Ecco spiegato il secco "no" del consorzio alla presunta "occupazione industriale della montagna" sollevata dagli ambientalisti. "La convivenza pacifica tra l’ambiente e le cave – spiegano – è sempre esistita. Parlare adesso di ’devastazione delle montagne su larga scala’ non corrisponde alla realtà: il paesaggio di cava è un tratto caratteristico delle Apuane. Tra l’altro l’estrazione all’interno del Parco delle Apuane è possibile soltanto nei confini del perimetro delle aree contigue di cava, pari a solo il 3,26% della superficie totale. Senza contare che le entrate ricavate dalla tassa marmo applicata alle quantità estratte sono fondamentali per la gestione corrente dei comuni in cui ricadono le zone estrattive. Infine – conclude il Cosmave – una provocazione: cosa sarebbero le nostre città d’arte senza i marmi delle Apuane? Che ne sarebbe di quei turisti che affollano le piazze di Lucca, Siena, Firenze, per non parlare di Roma? Turisti che stanno in coda per ammirare chiese, musei e palazzi storici, che amano la nostra arte, che è tale grazie anche ai nostri marmi e alle nostre pietre. Provate a pensare al David di Michelangelo senza i marmi dell’Altissimo o alla Torre di Pisa senza i marmi delle Apuane".
Cronaca"Senza marmo pure il turismo andrebbe giù"