
Saracinesche sempre più giù Così la crisi economica ha deturpato ogni quartiere
di Daniele Mannocchi
In una simpatica scena della sitcom "The big bang theory", abbiamo Stuart, proprietario di un negozio di fumetti, che apostrofa l’amico Leonard, "reo" di aver acquistato dei modellini su Amazon: "Perché comprare nel negozio di un amico – gli chiede – quando puoi comprare da una multinazionale che sta letteralmente rovinando la vita a quell’amico?". E Leonard, caustico: "Vero – risponde – ma quando compro su Amazon posso farlo dal bagno". E allora hai voglia di ragionare di parcheggi a gogò o di quadrilateri pedonali per il centro città: il problema è che cambiano le abitudini. E di conseguenza si abbassano tante, troppe saracinesche.
Il Piazzone, che dovrebbe essere il cuore pulsante del tessuto commerciale del centro, si commenta da solo. Chi può, scappa: anche attività storiche come la coltelleria Zoppi o la norcineria Triglia, negli ultimi anni, hanno abbandonato il loggiato per trasferirsi sulla via Fratti. Restano solo gli ultimi, irriducibili mohicani a punteggiare di luce lo stuolo di saracinesche abbassate, mentre i titolari aspettano i lavori di riqualificazione con la stessa pazienza di Penelope china sul telaio. E non è solo una questione di cantieri bloccati da corsi e controricorsi. A mordere è la crisi. Così le saracinsche si abbasano una dopo l’altra, tanto da ridisegnare il volto della città.
Anche via Fratti e via Battisti non se la passano troppo meglio. Abbiamo provato a contare i fondi vuoti, e i numeri sono preoccupanti. Assumendo come "confini" del centro la via Mazzini a nord e la via Garibaldi a sud, si ragiona di un segmento di strada di 500 metri. Bene, in via Battisti fondi sfitti sono 12: uno ogni 40 metri e spiccioli. In via Fratti poi è il de profundis, con 19 attività che hanno abbassato le saracinesche. In media, se ne incontra una ogni 25 metri.
Sulle due arterie che delimitano il centro, le cose non vanno meglio. In via Mazzini, ha fatto rumore la chiusura a fine 2022 della storica pizzeria Gino, che ha deciso di serrare la saracinesca dopo 84 anni di attività. E più in generale, il tessuto commerciale viene tenuto in vita grazie all’attività di imprenditori stranieri. La molla che ha innescato il fenomeno, secondo Confesercenti, è stata l’apertura della Western Union, che consente di mandare i soldi all’estero. Nel giro di pochi anni, sono spuntati uno dopo l’altro negozi tipici cinesi, bangladesi, pakistani, arabi. Tra gli italiani, resistono solo gli "storici", come il ristorante da Romano, l’ottica Ruffo, il panificio Benzio e la pizzeria ’O sole mio. E il futuro è un’incognita: ad oggi, il degrado di alcuni segmenti della via Mazzini, in particolare all’altezza della chiesa di San Paolino, compromette l’appetibilità dell’area. Il Comune ha lanciato il progetto di riqualificazione e ammodernamento, che dovrebbe restituire una certa organicità all’arteria e riportare decoro, aree verdi e bellezza. Il timore dei commercianti, però, è che la perdita di posti auto per fare spazio alla nuova pista ciclabile possa finire col togliere ossigeno.
Sull’altro versante, via Garibaldi è già stata riqualificata nei primi anni Duemila, con l’allargamento dei marciapiedi che tanto fece discutere all’epoca. Anche lungo quest’asse, però, i commercianti non se la passano bene: da piazza d’Azeglio a via Veneto sono poco più di 500 metri, lungo i quali si contano 15 fondi chiusi, alcuni dei quali particolarmente "dolorosi" come la libreria La Vela che ha alzato bandiera bianca esattamente un anno fa, oppure il fioraio Vecoli devastato da un incendio lo scorso ottobre.
E queste sono le principali vie del commercio cittadino, assieme alla Passeggiata che comunque ha vissuto tempi migliori, in termini di aperture. Qualche tempo fa, il presidente di Confcommercio Piero Bertolani si lanciò in una previsione: che nel giro di qualche anno, avrebbero resistito solo i "poli" commerciali, come appunto la Passeggiata. E in effetti, il tempo sembra dargli ragione: al Varignano è stato inaugurato il nuovo centro commerciale Burlamacca, ma i negozi del quartiere sono in difficoltà. Al Campo d’Aviazione, le attività ancora aperte si stanno concentrando tra via Filzi e l’isolato della ex circoscrizione, dove le vetrate vuote restano comunque talmente tante da fare impressione.
Tempi che cambiano e abitudini che per forza di cose si sono modificate. A parole, sono tutti favorevoli al piccolo commercio al dettaglio e diffuso sul territorio. Nei fatti, però, prevale la logica del "tutto e subito", da cui le scene raccapriccianti di auto incolonnate verso i centri commerciali con le griffe mainstream. E al negozietto che resisteva da sessant’anni, e che magari ha pure roba buona, non resta che tirar già la serranda.