Sabato in piazza d’Azeglio. Il corriere alternativo che consegna i pacchi delle badanti nei loro paesi

Una mattina tra camion e furgoni carichi di borse, sacchi e scatoloni. Pesati con una bilancia, il tragitto fuori Italia costa un euro al chilo .

di Gaia Parrini

Le strade si riempiono di voci, facce e grida. Di bambini scorrazzanti ai primi passi inseguiti dai genitori affaticati. Di sguardi smarriti di turisti che, usciti dalla stazione, tentano invano di trovare la via per il mare. Di signore indaffarate e intrappolate tra le buste della spesa appena fatta e di ciurme di ragazzi che, usciti da scuola, si ritrovano sulle panchine della città.

"Sembra un sabato qualunque, un sabato italiano", canterebbe Sergio Caputo, non "nella Roma felliniana", ma piuttosto nella Viareggio “monicelliana“.

Un sabato di piazze, come quella del Cimitero della Misericordia, che si addobbano di banchi e tendoni, con pile di accessori e abbigliamento e distese di fiori, frutta e verdura. Una mattina di passeggiatori che, tra quei banchi, cercano, osservano e comprano.

Ma è anche il sabato di altre piazze della città, tra autobus che si fermano, sostano e ripartono, e persone che, alla fermata, li attendono. È in quella piazza, intitolata a Massimo D’Azeglio, e in mezzo al blu dei pullman, che, dalle prime luci del giorno, sostano camion, furgoni e automobili colme di pacchi e pacchettini, che, soprattutto donne originarie dell’est, consegnano, con la calma e la tranquillità che la mattina richiede, agli autisti.

Sono borsoni, sacchetti, scatoloni che, pesati sulla bilancia apposta sul retro del mezzo, vengono caricate ogni sabato sui furgoni, ad un euro a chilogrammo, e destinate a famiglia o amici nel proprio paese d’origine. Dove arrivano grazie al servizio di ditte sparse per l’Italia, così come all’estero, e dirette in tutta Europa, da Londra alla Moldavia.

Un servizio sfruttato da chi, in Italia, si è trasferita, da più o meno tempo, per ricongiugersi a membri della propria famiglia, per scappare da situazioni difficili, o per costruirsi, o almeno tentare di farlo, un futuro migliore di quello che la vita precedente prometteva.

Ed un mezzo, quello del trasporto, per dimostrare a chi, dall’altra parte è rimasto, che, in un modo o nell’altro, tra un pacco e l’altro, si è ancora presenti.

Moltissime donne, arrivate alla ricerca di un lavoro, sono entrate nelle case della città prendendosi cura, al posto delle proprie famiglie molte volte lontane, di quelle altrui, sopportando spesso, oltre al dolore della lontananza, anche soprusi e ingiustizie.

Se qualcuna, da quelle case, è uscita definitivamente tornando a quella originaria, e qualcun’altra, invece, ci è rimasta, c’è anche chi, uscendone, è riuscita a costruirsi la vita in cui sperava e confidava inizialmente.

È il caso della signora sulla quarantina, che, con fare gentile, carica sul furgone un pacco da una ventina d’euro. "Uova di pasqua, cioccolatini, qualche colomba, e dei limoni" dice riguardo il contenuto. Ed è infatti un graffio sulla mano, causato dalla raccolta dei limoni sugli alberi dell’azienda agricola che gestisce insieme al marito, che, parlando, sfiora e massaggia. "Da noi, in Moldavia, è il periodo di Pasqua - continua - Per questo invio la cioccolata a casa, e anche i miei limoni, biologici, e non come quelli dei supermercati, a mia sorella e ai miei nipotini. Siamo lontane, e questo è un modo per sentirci più vicino, soprattutto nei periodi di festa".

La "signora dei limoni", che preferisce rimanere nell’anonimato, è infatti arrivata a Viareggio vent’anni fa, come turista, per far visita ad un’altra sorella, delle tre che ha, che qui si era stabilizzata. Indietro, però, non è più tornata.

"Avevo vent’anni, era appena morta mia mamma e mia sorella abitava qui. Feci il permesso di tre mesi come turista, e dopo quei tre mesi, decisi di rimanere. Perché? Guarda: da una parte i monti e dall’altra il mare. Perché sarei dovuta tornare indietro? Ho avuto la fortuna di trovare un lavoro e di mettermi in regola, con tutti i documenti richiesti. Avevo molta paura, ma dopo dieci anni, come la legge vuole, di contributi versati e di nessun cambio di residenza, ho ottenuto la cittadinanza. Ora lavoro con mio marito: abbiamo un’azienda agricola. Ma all’epoca lavoravo in una famiglia, perché non c’erano alternative ed era l’unico aiuto economico per poterti realizzare in qualche maniera. Ero giovane. Adesso, se ripenso a quello che ho passato, non so se lo rifarei".

È la signora dei limoni, che, quando ne ha occasione, torna in Moldavia per trascorrere del tempo con la famiglia. Che manda, per le feste, i dolci ai nipotini e i limoni alla sorella, per ricordar loro, anche con poco, non solo l’importanza dei prodotti biologici, ma anche dell’affetto e dell’amore che li lega nonostante la distanza. Ma sono altresì innumerevoli, i volti e le storie, che si celano dietro un pacco, un borsone o un regalo, che ogni sabato mattina, all’ombra degli alberi di piazza d’Azeglio, vengono caricati sui furgoni e spediti nei luoghi che una volta erano casa e che, per molti, lo sono ancora.