Rizzo, il notaio per eccellenza

Il notaio Francesco Rizzo, scomparso nel 2006, è stato un gigante professionale e umano a Viareggio. Con sensibilità e preparazione, ha aiutato la comunità per oltre 35 anni, diventando un punto di riferimento per tutti.

Rizzo, il notaio per eccellenza

Rizzo, il notaio per eccellenza

Nella sua professione e nella vita (dove ha dovuto fronteggiare il dolore inimmaginabile della scomparsa di un figlio ventenne), è stato un gigante, “una di quelle persone che dopo averle conosciute, non puoi dimenticare perché basta un solo incontro, anche un rapido scambio di opinioni, per rimanerne colpiti dal garbo, dalla sensibilità e dall’intelligenza”, sottolineavano gli amici nei giorni dell’addio: il notaio Francesco Rizzo - scomparso nell’estate del 2006 – è stato una magnifica eccellenza di Viareggio e dintorni, perché il suo studio era ovviamente conosciuto e apprezzato anche fuori dai confini comunali. Spesso, ben oltre, considerato l’humus societario cittadino. Così, spesso, nel suo studio il notaio Francesco Rizzo ha cesellato tanti ‘affari’’ storici della città, a cominciare dalla nascita delle fondazioni culturali, Carnevale e Pucciniano, che sono un vanto (non solo quello) del Comune. Viareggino di adozione, dagli anni ‘70 in avanti, per oltre 35 anni, era riuscito a diventare un faro professionale non solo per i giovani che si avvicinavano alla professione notarile ma per tutte le persone, per le associazioni di categoria, sportive o culturali per il mondo del volontariato (per le quali aveva un occhio di riguardo), che si rivolgevano al suo studio per risolvere un problema. Non c’era interrogativo che non potesse trovare una risposta esauriente. Leggi e codici non avevano segreti: il notaio Francesco Rizzo aveva davvero una marcia in più, frutto di una preparazione che, unanimemente, gli veniva riconosciuta da tutti.

La grande sensibilità con cui affrontava qualsiasi pratica e in ogni momento della sua giornata lavorativa, con il passaparola delle persone e delle associazioni che si erano rivolte al suo studio, erano indirettamente una fonte di nuovo lavoro. Non era una strategia calcolata, semplicemente la sua cifra di uomo e di professionista al servizio della gente alle prese con un problema da risolvere, piccolo o grande che fosse, andava risolto. Proprio per questa notorietà, lo raccontano le cronache dell’epoca, qualcuno che frequentava il Palazzo, pensò più volte a lui, come uomo di grande prestigio da coinvolgere nell’agone politico. Ma la risposta era sempre la stessa. Con garbo, rispondeva “no, devo pensare al mio lavoro”. E fino a quando la malattia non prese il sopravvento, il notaio Francesco Rizzo, è rimasto nel suo studio dispensando sapere e garbo, professionalità e sensibilità.