MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Porto-choc: "Barche in pericolo"

Viaggio tra le banchine devastate. I diportisti insorgono: con i canoni d’ormeggio si investa in sicurezza

La cooperativa vorrebbe partecipare alla gestione del complesso

Viareggio, 6 novembre 2016 - CONOSCONO ogni angolo del porto turistico; ne conoscono le caratteristiche, le potenzialità, i punti di forza. E anche le croniche debolezze, quei guai che si trascinano da anni mortificando il valore del nostro approdo. Rompe ancora una volta il silenzio la «Cooperativa porto turistico Viareggio», quella dei 400 diportisti: «perché non possiamo più accettare l’oblio; convinti che il silenzio non aiuti gli interessi della cittadinanza» e ci accompagna alla scoperta delle banchine. E’ un viaggio desolante, un passeggiata in bilico su un precipizio. 

«SE oggi un qualsiasi diportista approdasse a La Madonnina – denuncia il presidente Riccardo Brizzi – ripartirebbe con un ricordo del tutto negativo».

«Forse – ci guida – potrebbe rifornirsi di acqua spostandosi da un pontile all’altro; forse, se avesse a disposizione un lungo cavo, potrebbe ricaricare le batterie in qualche colonnina ancora sana. Potrebbe provare a frequentare i bagni, ma ne uscirebbe nauseato e soprattutto difficilmente si fiderà di lasciare la barca in questo posto per andare a fare un giro in Passeggiata e magari mangiare in qualche ristorante o trattoria». E questa è solo la facciata del problema, perché quel diportista «Non può sapere che la catenaria a cui è ancorata la sua barca – prosegue Brizzi – potrebbe cedere da un momento all’altro; o che il servizio antincendio è in stato di abbandono». Ci sono stati i richiami della capitaneria di Porto, per sanare le criticità; «ma gli interventi che sono seguiti sono stati solo un palliativo. L’approdo – prosegue Brizzi, andando dritto come la prua di una nave rompi ghiaccio – resta in stato di abbandono, ma soprattutto di pericolo per le barche ormeggiate. Se l’ultimo pontile, quello in cemento che funge da frangiflutti non sarà messo rapidamente in sicurezza, rischierà di staccarsi ed innescare un effetto domino dei vari pontili». Ed è per questo che i diportisti si rivolgono al Tribunale e al curatore fallimentare della Viareggio Porto SpA «affinché – dice il presidente della Cooperativa – si renda pubblica la situazione economica della nuova società Viareggio Porto Srl e le motivazioni per cui gli incassi degli ormeggi non vengono investiti nella sicurezza». I diportisti annunciano quindi che non verseranno anticipatamente il canone annuale d’ormeggio per il 2017, come invece fecero alla fine del 2015. «Concedemmo allora un’apertura di credito al liquidatore – spiegano i diportisti – essendosi questo impegnato a riversare gran parte delle entrate nella messa in sicurezza dell’ormeggio. Ma alla luce di quanto accaduto quest’anno non ripeteremo l’esperienza». 

ADESSO la speranza dei diportisti è che si chiuda presto la fase del concordato, con la messa all’asta del Porto. La cooperativa, nata allo scopo di acquisire l’approdo de La Madonnina garantendo sia i diritti dei soci diportisti che la condizione pubblica del Porto in quanto bene comune, si dichiara disponibile «ad essere partner dell’Autorità Portuale nella gestione o semplicemente a trasformarci in Cooperativa di gestione». Lo ribadiscono i soci «perché deve essere chiaro a tutti che non si potrà pensare di rilanciare l’approdo, senza passare da quei 400 diportisti che ne rappresentano la sua ricchezza». «Non vantiamo investimenti milionari e vorremmo sapere se esiste ancora quella cordata che li dichiarava ed in caso affermativo chiediamo di esplicitarli, pubblicamente: noi ci siamo e siamo pronti a qualsiasi confronto pubblico. Siamo portatori di un piano industriale in grado di garantire l’economicità della gestione – concludono – insieme agli interessi di tutti coloro che traggono il loro sostentamento dall’attività portuale».