di Gaia Parrini
Sospesi nell’incertezza, come le impalcature e i ponteggi che sorregono, circondando e chiudono i loggiati, sospinti verso un futuro che non dà e assicura, che non ha tempi, date, e garanzie. Così, da un banco all’altro, da un giorno all’altro, ormai da anni, tra promesse, progetti e investimenti, i commercianti e i proprietari dei chioschi, continuano a lavorare, senza alcuna indicazione di come, quando e dove saranno inseriti, in quel Piazzone del futuro, anche dopo la pubblicazione della graduatoria dei banchi che, per anzianità, potranno rimanere lungo la via San Martino con i nuovi chioschi e chi, invece, dovrà abbandonare la Piazza, ignaro di dove, e se, sarà ricollocato. "Ad ottobre 2020 abbiamo fatto la prima riunione, sono passati 4 anni e non è cambiato nulla - racconta Sabrina Serdoz, titolare dei banchi di materiale tessile per la casa, al 19° punto della lista - Dove ci mettono? Qui, con i soppalchi, conto 35 mq, alla Torre Matilde non ci sono le dimensioni, e si andrà a pagare al privato molto di più. Volevano fare tabula rasa e ce l’hanno fatta". Con conseguenze lavorative, ed economiche che avranno un impatto, dall’una e dall’altra parte, da chi è ai primi posti della graduatoria a chi, al di sotto della settima posizione, rimarrà fuori. "Abbiamo provato ad avere un po’ di giustizia ma tanto qui non ce n’è. Il canone sarà bello tosto rispetto ad ora e rifletterà sulla vendita della merce. E questo mi interessa, perché dovrò ricaricare sui prezzi, e il segreto del mercato, e dei chioschi, è sempre stato quello di offrire una merce di qualità che fosse almeno al minimo del 20 % sotto ai negozi della Passeggiata. E solo così facevamo concorrenza. Ora, invece, sarà tutto più allineato", commenta Stefano Lazzarini, proprietario del chiosco di abbigliamento al primo posto della graduatoria, in piazza, portando avanti l’attività di famiglia, da oltre quarant’anni. Così come di famiglia è, dall’altro lato, affacciato su via Zanardelli, il banco di abbigliamento intimo, lì da più di vent’anni, di Sara Bertilotti, 16esima della lista. "Voglio sapere quanto starò per organizzarmi, cercare un altro fondo o un altro lavoro, perché c’è da andare avanti. Ma qui, non si sa nulla: dicono forse 5-6 mesi, nei chioschi provvisori. Ma quali sono?" commenta Bertilotti, in un vortice di dubbi, e irresolutezza.
"Con noi non parla mai nessuno, così ora valutiamo - conclude Antonio Batistini del chiosco di pentole su via San Martino, dove, con i nuovi fondi, potrà rimanere - Si ragionerà sugli indennizzi, per reinvestire nel fondo del progetto. Un progetto in cui l’interesse pubblico, dov’è?".