REDAZIONE VIAREGGIO

"Non tornerò a lavorare in Italia In Inghilterra ho più prospettive"

Arainna Petrucci dal 2013 è andata in Gran Bretagna per fare la ferrista

VIAREGGIO

Non solo i continui tagli imposti dalla politica. Non solo lo stress causato dalla pandemia Covid. La Sanità italiana conta, di anno in anno, il numero di giovani, fra dottori o infermieri, che salutano la natìa patria per migliori condizioni di lavoro, e di salario, all’estero. Fra questi anche tanti versiliesi come la 32enne viareggina Arianna Petrucci, partita nel 2013 in direzione Inghilterra.

Arianna, che lavoro fa precisamente ed è stata dura partire? Una necessità?

"Sono una infermiera ferrista e lavoro in sala operatoria. Sono partita dopo pochi mesi dalla laurea e l’ho fatto non per necessità, ma perché volevo affermarmi nel lavoro".

Cosa che qui in Italia non era possibile?

"Diciamo sicuramente più difficile".

Ci spieghi meglio....

"Qui ho trovato quasi subito la posizione che cercavo e nella città che volevo. Il Servizio Sanitario inglese carica dei semplici annunci sul proprio sito e se interessati ci si candida compilando una apposita domanda, prima, e poi si fa un colloquio. Tutto molto semplice mentre in Italia devi fare dei concorsi estenuanti e poi ti devi adattare ad accettare la sede di lavoro che ti viene assegnata".

Oltre a questo c’è anche l’aspetto economico...

"Un infermiere italiano guadagna circa 26mila euro mentre qui si parte da 31mila. Lavorando nel settore privato, come nel mio caso, il salario è ancora maggiore".

Però qualche spina c’è anche nel Servizio Sanitario inglese.

"Certo che c’è e basta dire che fra pochi giorni ci sarà il primo sciopero della storia fra gli infermieri nella sanità pubblica. La pandemia d’altronde ha colpito duro anche qui e la politica ha tagliato su tutto; quindi si lavora sotto organico, con orari che provocano stress e ai pazienti vengono dati appuntamenti a distanza di mesi. Esattamente come in Italia. La Brexit, è sicuro, ha acuito questa situazione perché tanti infermieri arrivavano proprio dal sud Europa come l’Italia e quindi manca il ricambio".

Anche lì il camice bianco è passato da eroe a qualcos’altro?

"Ci sono stati episodi negativi, ma non credo che i pazienti ce l’abbiano con medici o infermieri. Credo che purtroppo scarichino su di loro la rabbia che covano in realtà contro gli amministratori".

Tornerebbe mai in Italia?

"Credo proprio di no. Qui ci sono prospettive di carriera ed economiche non paragonabili a quelle italiane".

Sergio Iacopetti