Piccolo muore annegato in piscina, i genitori: "Compatite e non giudicate mai"

Il monito della famiglia dopo la tragedia

La piscina della tragedia (Foto Umicini)

La piscina della tragedia (Foto Umicini)

Torre del Lago (Viareggio), 24 agosto 2019 - A meno di un mese dalla morte del piccolo Tommaso Biggio – il bimbo di due anni e mezzo che ha perso la vita per un principio di annegamento nella piscinetta di casa e la cui scomparsa ha straziato un’intera città – i genitori hanno scelto di usare la platea dei social per ringraziare tutti coloro che, in queste drammatiche settimane, sono stati vicino alla famiglia.

E soprattutto per esprimere gratitudine a una comunità, quella di Torre del Lago, che mai come in questo frangente si è riscoperta unita nello stringersi in un abbraccio ideale con la famiglia colpita dalla disgrazia: mamma Lorena Montanelli, papà Matteo Biggio e il fratellino di Tommy.

«Tantissime sono state le persone che ci sono state vicine, amici o conoscenti – scrivono i genitori di Tommaso in un lungo post pubblicato sul gruppo di Facebook che riunisce gli abitanti di Torre del Lago – e tanti sono quelli che abbiamo ringraziato personalmente per la vicinanza dimostrata in ogni modo: con discrezione, con un sorriso, una pacca sulla spalla, un abbraccio, un messaggio...anche con il silenzio, che spesso vale più di mille parole».

«Non è passato nemmeno un mese da quel terribile giorno, ma ci sentiamo di ringraziare tutti voi, il nostro paese, perché in un momento di grande dolore siete stati capaci di grande umanità, come non avremmo mai nemmeno immaginato. Crediamo che se ci mettessimo a fare nomi, ci dimenticheremmo di qualcuno e non vogliamo rischiare di farlo. Perciò ringraziamo tutta Torre del Lago che ha dimostrato una grande solidarietà verso la nostra famiglia, una grande generosità con le numerosissime donazioni alle associazioni da noi indicate ma, soprattutto, un grande rispetto per il nostro dolore e la nostra disperazione. Non un commento negativo, non un giudizio è arrivato dal nostro paese, che vogliamo pensare sia speciale. In questi situazioni, noi torrelaghesi non giudichiamo, ma compatiamo nel vero senso del termine: ‘com-patire’, soffrire insieme».

«Non abbiamo la pretesa d’insegnare niente a nessuno – concludono Lorena e Matteo –; vorremmo solo dire: non lasciamoci mai andare a giudizi affrettati, perché una cosa che abbiamo sicuramente imparato è che può capitare a chiunque. Il Signore, in cui crediamo fortemente, ha voluto che capitasse a noi. Non sappiamo ancora perché, e forse non lo capiremo mai fino in fondo. La vita deve andare avanti».