MICHELE NARDINI
Cronaca

Le certezze indissolubili: "Non faremo l’errore di smettere di lottare". È nel Dna dei familiari

Avvolta nella bandiera della pace, Daniela Rombi non cede di un millimetro "Sei gradi di giudizio non sono bastati, perché si tornerà in Cassazione. Ma noi e la città saremo là per far sentire ancora una volta la nostra voce".

Daniela Rombi con la gigantografia della figlia Emanuela morta a 21 anni e con la bandiera arcobaleno al collo. Oltre a verità giustizia e sicurezza, appello anche per la pace

Daniela Rombi con la gigantografia della figlia Emanuela morta a 21 anni e con la bandiera arcobaleno al collo. Oltre a verità giustizia e sicurezza, appello anche per la pace

Avvolta nella bandiera della pace, Daniela Rombi sale sul palco di via Ponchielli pochi minuti prima delle 23.48, l’orario che ha cambiato il suo destino e quello di una città intera. "Il mondo che non vogliamo è dappertutto. Le condizioni di vita e di lavoro delle persone peggiorano, le morti sul lavoro aumentano. Aumentano le stragi, i licenziamenti, il lavoro nero e povero. Diminuisce sempre di più la possibilità di curarci e di istruirci. Aumentano le guerre e i progetti di sterminio. Per tutti questi motivi, la nostra lotta continua".

La voce è quella che abbiamo imparato a conoscere in questi sedici anni: una voce che a volte si incrina e sembra cedere alla stanchezza ma poi si rianima, fiera e ostinata. "Prendo in prestito una frase di Riccardo Antonini: ‘Avremmo potuto commettere due errori, non cominciare questa battaglia e non andare fino in fondo’. Il primo non l’abbiamo commesso, da sedici anni lottiamo uno a fianco all’altro perché, da soli, non avremmo potuto far molto. Il secondo errore, quello di non andare fino in fondo, non l’abbiamo ancora commesso. Abbiamo affrontato più di 250 udienze, siamo al sesto grado di giudizio e, verosimilmente, arriveremo anche al settimo perché gli avvocati di Moretti hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione. Pazienza, vorrà dire che ci rivedranno un’altra volta a Roma…".

Alle parole chiave che da sempre accompagnano le battaglie dell’Associazione Il Mondo che Vorrei - sicurezza, verità, giustizia – se ne è aggiunta una nuova: pace. Gli organizzatori hanno invitato i partecipanti al corteo a portare bandiere arcobaleno, striscioni e bandiere che sottolineassero il ripudio alla guerra. La risposta è stata come al solito molto partecipata. La città si è stretta ancora una volta attorno ai familiari delle vittime, ha accompagnato in silenzio il corteo in una lenta processione che ha attraversato i luoghi simbolo della strage.

Come ogni 29 giugno, Viareggio ha riscoperto quel senso di comunità che troppo spesso dimentica il resto dei giorni. "Senza il vostro supporto, non avremmo avuto la forza di arrivare fino a qui" ringrazia Daniela, che ricorda l’importanza di tenere unito il filo della memoria e passarlo alle nuove generazioni. Assieme a lei si sono avvicendati sul palco gli alunni Istituto Comprensivo Don Lorenzo Milani e della Scuola Secondaria di primo grado Franca Papi, vincitori di una borsa di studio grazie al documentario ‘Prima la sicurezza poi il lavoro’, e i rappresentanti del Liceo Scientifico Barsanti e Matteucci, che da anni promuove percorsi di educazione civica legati ai temi della sicurezza sul luogo del lavoro e alle battaglie giudiziarie dell’Associazione.

Le ultime parole di Daniela Rombi sono dedicate alla giornalista Donatella Francesconi, scomparsa pochi giorni fa. "Senza di lei, sarebbe stata tutta un’altra storia. Una donna e una giornalista con la schiena dritta, che è sempre stata dalla parte dei più deboli e della verità. Se oggi ce l’abbiamo fatta a strappare uno straccio di giustizia, lo dobbiamo anche a lei".

Michele Nardini