
Messaggio dell’arcivescovo Giulietti ai docenti e agli alunni in vista della ripresa dell’attività scolastica
"Mettete al centro ideali, valori e sogni, proponendo l’insegnamento e lo studio in relazione ad essi, come occasione per scoprirli, comprenderli e diventare capaci di realizzarli". Con l’inizio del nuovo anno scolastico l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti invia un messaggio a tutto il mondo della scuola. "Guardando ciò che accade intorno a noi, guerre, conflitti commerciali, episodi di violenza, denatalità e disuguaglianze – verrebbe da chiedersi se coltivare speranze sia ancora sensato, o se non sia più ragionevole prendere atto della desolante realtà e provvedere solo alla propria sopravvivenza. Questo interrogativo è decisivo per chi, avendo tutta la vita davanti, deve decidere come impiegarla e in che modo prepararsi ad attuare quello che pensa di fare. La scuola – prosegue il presule – rientra in questo processo, perché la sua finalità è quella di introdurre le nuove generazioni alla realtà, aiutandole ad acquisire gli strumenti necessari per comprenderla, abitarla e trasformarla. Non si tratta solo di trasmettere e acquisire nozioni, ma di abilitare a stare al mondo in modo consapevole. Perciò le intenzioni che motivano i giovani a frequentare la scuola e gli adulti ad animarla non sono un fattore di poco conto. Insegnare, accompagnare, apprendere e comprendere risultano azioni interessanti e degne di impegno quando se ne coglie il significato rispetto a un obiettivo. Se questo manca non basteranno bravi insegnanti o una bella scuola a rendere sensate le cose che avvengono in classe". Poi l’arcivescovo porta gli esempi dei due giovani Acutis e Frassati appena canonizzati.
"Sono vissuti in epoche diverse: Pier Giorgio negli anni del primo dopoguerra; Carlo è molto più vicino a noi, già nell’epoca dei computer e della rete. Hanno in comune una caratteristica: la grandezza dei loro sogni e la forza dei loro ideali. Pier Giorgio diceva di non voler ‘vivacchiare, bensì vivere , non rinunciando a portare avanti le proprie idee; Carlo non voleva diventare una ‘fotocopia’, pensando e agendo secondo i dettami delle mode, ma rimanere un originale, comportandosi sempre in modo coerente con il proprio pensiero. Perciò entrambi hanno vissuto lo studio come strumento per poter realizzare i propri progetti di bene. Entrambi ci suggeriscono che il primo ingrediente della scuola sono gli ideali, i valori, i sogni: quelli degli adulti, impegnati a "generare" attraverso l’educazione e la cultura, e quelli dei giovani, tesi a scoprire la propria vocazione e il proprio posto nel mondo. Non può essere tranquilla una scuola così, perché queste cose fanno discutere, impegnano a ricercare e suscitano dibattito".
L’arcivescovo Giulietti parla anche dell’alternativa che sarebbe una scuola asettica che produce un desolante appiattimento e sottolinea: "Non c’è posto per la speranza in una scuola così, perché le logiche che la dominano sono quelle del ‘vivacchiare’ e non del vivere, del conformismo e non dell’originalità; una scuola profondamente demotivante e schiacciata sul presente: la sufficienza, lo stipendio col minimo sforzo e le minori responsabilità. Ma una scuola senza speranza priva i giovani di qualcosa di fondamentale, perché loro più di tutti hanno bisogno di essere incoraggiati e accompagnati a guardare con fiducia al futuro. Il Giubileo invita anche la scuola a ‘rianimare la speranza’, mettendo al centro ideali, valori e sogni, e proponendo l’insegnamento e lo studio in relazione ad essi. In questo modo l’apprendimento appare un primo passo verso il futuro, come la partenza di un pellegrinaggio: la meta è ancora lontana, ma mettersi in cammino significa vivere concretamente la speranza di raggiungerla. Voglio augurare a tutti – conclude l’arcivescovo Paolo Giuletti – che l’anno scolastico che inizia sia davvero un’ulteriore tappa di un cammino rivolto con fiducia al futuro, di un pellegrinaggio di speranza".