
La champagneria galleggiante varata nell’estate 2011
A distanza di 15 anni non è stata ancora scritta definitivamente la parola fine sulla vicenda del Santa Monica bis, la champagneria galleggiante che ebbe vita brevissima. I giudici civili di Cassazione hanno infatti per un aspetto respinto il ricorso presentato dai soci della società Maxidò, promotrice del progetto, ma per un altro aspetto hanno rinviato nuovamente gli atti alla Corte d’Appello di Firenze "perché, in diversa composizione, si pronunci anche sulle spese di giudizio di legittimità".
La tormentata vicenda risale all’estate 2011 quando la Maxidò varò un’imbarcazione mobile trasformata in champagneria. L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa era quella di riproporre all’interno del porto di Viareggio un punto di ritrovo come era stato il mitico galeone Santa Monica fino agli anni Settanta. Ma subito dopo l’inaugurazione sorsero mille complicazioni burocratiche fra le quali la mancanza di un bando per l’assegnazione degli spazi da parte della Viareggio Porto e la mancanza pure di una concessione edilizia da parte del comune. E così le bollicine sul porto non furono mai stappate e anzi si arrivo prima alla rescissione del contratto a fine 2001 e poi a una causa civile intentata dalla Maxidò alla Viareggio Porto. I giudici di primo grado nel 2017 riconobbero ai soci un risarcimento da 500 mila euro condannando la Viareggio Porto per aver tenuto un comportamento gravemente superficiale e negligente. L’appello però nel 2021 ribaltò la sentenza di primo grado in quanto stabilì che anche i soci avrebbero dovuto conoscere i regolamenti comunali. Si arriva quindi alla Cassazione che in parte accoglie le conclusioni dell’Appello e in parte rinvia gli atti a Firenze.