Il consumo di suolo mette in allarme il presidente del Consorzio di Bonifica Ismaele Ridolfi, a pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto annuale dell’Ispra che ha certificato la perdita di 77 chilometri quadrati di aree naturali. "L’eccessivo e costante consumo del suolo, oltre a causare effetti ambientali evidenti, è strettamente correlato al grado di sicurezza idrogeologica dei territori e quindi anche alle funzioni principali svolte dai Consorzi – spiega Ridolfi –; il suolo è il primo elemento da tenere in considerazione per contrastare fenomeni come le frane, le alluvioni e perfino l’erosione costiera, eppure sembra non rientrare nelle logiche che sono alla base delle pianificazioni urbanistiche".
La sottrazione di aree naturali a favore dell’urbanizzazione "si traduce in una impermeabilizzazione della superficie – spiega ancora il Consorzio –: ogni volta che si occupano terreni naturali con nuove costruzioni, abitazioni, strade, piazzali, si va a incidere in modo significativo sul ciclo dell’acqua che, non trovando più suoli liberi dove infiltrarsi, viene recapitata più rapidamente nei corsi d’acqua principali, fino ad arrivare a mettere in crisi il sistema di allontanamento delle acque dai centri abitati. Sottovalutare la funzione svolta dal suolo è un errore grave che porta a inevitabili conseguenze. Per non parlare dei numerosi servizi ecosistemici: il suolo fornisce cibo ed è alla base del comparto agricolo, produce biomassa, materie prime e dopo gli oceani, è il secondo serbatoio più esteso al mondo per lo stoccaggio di carbonio. Svolge una funzione importante di regolazione del clima, controlla l’erosione e i nutrienti e funge da filtro regolando la qualità dell’acqua".