REDAZIONE VIAREGGIO

"La prescrizione non è sinonimo di innocenza"

L’avvocato Riccardo Carloni legge fra le righe del dispositivo: "Per taluni profili di colpa confermata la responsabilità dei vertici di Fs"

La sentenza della Cassazione letta venerdì pomeriggio dal presidente della Corte Maurizio Fumo è arrivata come un pugno allo stomaco per i familiari delle vittime e per la città di Viareggio. Un insulto sul cammino di giustizia, verità e sicurezza. Il mancato riconoscimento del disastro ferroviario come incidente sul lavoro e la conseguente prescrizione anche dell’omicidio colposo suonano come un colpo di spugna su undici anni di indagini, ricerche, battaglie. Ma fatta questa premessa la lettura del giorno dopo, a mente fredda, del verdetto è meno pessimistica. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Riccardo Carloni, uno dei legali di parte civile che ha seguito il processo fin dall’inizio.

Avvocato, quali aspetti la colpiscono di questa sentenza?

"Innanzitutto che l’applicazione della prescrizione non implica un’assoluzione degli imputati. Vuole dire che il reato c’è, ma che sono scaduti i termini per una punibilità. Vuol dire che il fatto sussiste così come emerso in due gradi di giudizio; altrimenti la Corte avrebbe annullato la sentenza di appello senza ulteriori rinvii e senza ricorrere alla prescrizione".

E’ comunque una sconfitta per la giustizia ritrovarsi dopo oltre 11 anni con tre dei quattro reati prescritti...

"Questo è vero, ma è solo un meccanismo processuale di cui non tutti, però, attenzione, potranno avvalersi".

Si spieghi meglio...

"Moretti aveva rinunciato alla prescrizione e pertanto nell’appello bis dovrà rispondere oltre che del reato di disastro ferroviario, anche di’omicidio plurimo colposo. Che non è comunque una bazzecola".

Ma l’avvocato di Moretti, Armando D’Apote, non disse in Appello che avrebbe rinunciato solo ai reati che andavano in prescrizione in quel momento, cioè lesioni e incendio?

"Sì, è vero. Ma in quel momento andava in prescrizione anche l’omicidio colposo senza l’aggravante dell’incidente sul lavoro. In appello non si poneva il problema perché l’aggravante era stata riconosciuta. Ma in Cassazione no. E quindi la sua rinuncia alla prescrizione deve essere estesa anche all’omicidio colposo".

La sensazione che abbiamo avuto è che la Cassazione abbia voluto per così dire salvare gli alti dirigenti delle Fs come Moretti ed Elia. E’ veramente così?

"Non proprio. Il rinvio in appello per Moretti ed Elia non è totale. La Corte usa un’espressione specifica: ‘Annulla la sentenza... in relazione ai profili di colpa puntualizzati in motivazione’. Ciò significa, a nostro avviso, che il rinvio all’Appello lo si ha solo per alcuni profili di colpa che saranno indicati nelle motivazioni, ma che per altri, in realtà, la condanna diventa pacifica. E definitiva. Invece nel caso di altri imputati, come Maestrini e Favo, per esempio, la formula usata è diversa e più netta: ‘Annulla la sentenza... con rinvio per nuovo giudizio sul punto‘. Nel loro caso insomma dovrà essere rifatto il processo in toto, mentre per Moretti ed Elia solo per alcuni profili di colpa. Anche se non sappiamo quali. Dal dispositivo risulta insomma che si siano dei profili di colpa accertati, sui quali non c’è rinvio".

Ma quali sono i profili di colpa?

"Ce ne sono tanti. Vedremo a cosa si riferiscono i giudici. Sappiamo della mancata manutenzione, dei controlli, del cabotaggio, della velocità".

Resta il fatto che la Cassazione ha cancellato l’aggravante dell’incidente sul lavoro...

"Era una questione per noi fondamentale e sulla quale avevamo lavorato a lungo. Era fondamentale come aspetto giuridico, ma anche come corretta ricostruzione di quanto era avvenuto. E’ stata una scelta normativa da parte della Cassazione? Non lo sappiamo. Sul dispositivo non ci sono indicazioni. Bisogna per forza attendere le motivazioni".

Una sentenza che non lascia colpevoli riguardo la strage di Viareggio?

"No, non lo possiamo dire. Innocenti sono quelli rinviati a un ulteriore processo. Qui semmai sono prescritti. Ma ripeto la prescrizione non significa assoluzione. Affatto".

Paolo Di Grazia