ALBERTO CELATA
Cronaca

La pièce teatrale: "Non ci sono soldi per ripagare un figlio nel mondo che vorrei"

Alla chiesina dei pescatori è andato in scena la rappresentazione. Rievocata la tragedia che ha segnato per sempre Viareggio .

Da sinistra Massimo Vazzana, Elena Natucci e Alessio Bernardoni insieme con Daniela Rombi

Da sinistra Massimo Vazzana, Elena Natucci e Alessio Bernardoni insieme con Daniela Rombi

Un cazzotto che ti arriva dritto allo stomaco e poi ti stringe fino alla gola, impedendoti di piangere e lasciandoti dentro un enorme vuoto, pieno solo di domande e interrogativi che attendono ancora risposte. È questa la sensazione che si prova assistendo allo spettacolo teatrale "Malcapitale", portato in scena, nel pomeriggio di ieri, dal collettivo Amalia Aps alla chiesina dei Pescatori. Un intervento teatrale che ha preceduto l’incontro "Scuola, ferrovia, pace e sicurezza", coordinato da Daniela Rombi, presidente dell’associazione "Il Mondo che Vorrei" e a cui hanno partecipato Serena Tusini (Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole) i ferrovieri Andrea e Alessandro e l’avvocato Gabriele Dalle Luche, legale dell’associazione delle vittime della strage di Viareggio. Un incontro sulla demilitarizzazione nelle scuole e nelle ferrovie. Due momenti, quelli del pomeriggio, che rientravano nella tante iniziative organizzate dall’associazione "Il Mondo che Vorrei" in occasione del sedicesimo anniversario della strage ferroviaria, che costò la vita a 32 vittime innocenti.

"Malcapitale" è una sorta di coro a tre voci per esprimere i tre concetti di memoria, verità e giustizia (forse un po’ "arrugginita"). Tre voci che hanno il volto dei tre bravi giovani attori del collettivo Amalia, ovvero Alessio Bernardoni, che interpreta il ruolo dell’avvocato di Ferrovie, Elena Natucci, che dà voce a Daniela Rombi e Massimo Vazzana, che interpreta il ferroviere che evidenzia le tante mancanze tecniche che sono state alla base della tragedia. Un racconto che evoca una stazione, una città ferita che non dimentica, mentre "il treno che vogliamo è ancora in marcia". Una pièce teatrale che nasce dalle memorie scritte di Daniela Rombi, che nell’incidente perse la figlia Emanuela di 21 anni, e del ferroviere Riccardo Antonini, le cui denunce gli costarono il licenziamento.

Un lavoro teatrale dove alla disputa verbale, incessante, puntuale, in certi momenti quasi snervante da ascoltare, tra l’avvocato e il ferroviere fa da controcanto il ruolo di Elena Natucci che dà voce a Daniela Rombi e al sua dramma di madre. Una madre che alle 3 del 30 giugno del 2009 ricevette quella chiamata dall’ospedale Versilia, che le avrebbe cambiato la vita per sempre. Poco meno di un mese e mezzo, in cui disperazione e speranza si alternarono continuamente sino al tragico epilogo finale: la figlia Emanuela morirà il 10 agosto. "Per un po’ – racconta Elena dando voce a Daniela – sono rimasta inerme, poi ho cominciato a ricordare, a scrivere, per non dimenticare. E allora ricordo quando dopo il quarto intervento l’ho vista per la prima volta, con le infermiere che mi chiedevano di non alzare le coperte, e a quel punto l’ho guardata e ho cercato di rimetterla tutta dentro di me e le ho detto in cento modi diversi quanto l’amassi. Ma il 7 agosto, nonostante la raccolta di sangue che facemmo con i tanti amici strettisi intorno al suo capezzale, Emanuela ha avuto un ictus e allora tutto è finito".

Da allora un dolore immenso per Daniela così come i familiari delle altre 31 vittime della strage ferroviaria. "Ma dal 2018 tutto è cambiato. La vita – prosegue Elena-Daniela – mi piace da morire. Ho voglia di combattere, non è vero che a chi resta non rimane che piangere, ma anche da sorridere. I morti si perdono ma io non voglio perdere Emanuela. L’unica lotta persa è quella che si abbandona e poi non ci sono soldi per ripagare un figlio, non è questo il mondo che vorrei".