SIMONE CIONI
Cronaca

Luca Trapanese. Il suo amore senza confini

Appuntamento domenica al teatro Excelsior. La vita da padre single con una bimba speciale.

Luca Trapanese. sul palco del Teatro Excelsior di Empoli con l’inedito show «Nato per lei – L’amore non chiede permesso» dedicato alla figlia Alba

Luca Trapanese. sul palco del Teatro Excelsior di Empoli con l’inedito show «Nato per lei – L’amore non chiede permesso» dedicato alla figlia Alba

Omosessualità, famiglia, disabilità e genitorialità. Questi sono alcuni degli attualissimi temi che domenica prossima alla 21 Luca Trapanese porterà sul palco del Teatro Excelsior di Empoli con l’inedito show “Nato per lei – L’amore non chiede permesso“, spettacolo prodotto da Vera Produzione con il quale lo scrittore e attivista napoletano racconta il viaggio straordinario che lo ha condotto a diventare padre di Alba, una bambina con sindrome di Down.

Trapanese, prima volta a Empoli? "In realtà no, sono stato recentemente ospite a “Leggenda Festival“. È invece la prima volta a teatro, in cui cercherò di affrontare temi vari e molto attuali".

Cosa si deve aspettare il pubblico? "È un confronto personale, intimo, con il quale ripercorro il percorso che mi ha portato ad adottare Alba, sicuramente la cosa più bella della mia vita. Racconto attraverso le persone che ho incontrato, le cose positive che mi sono capitate, ma anche quelle negative, i fallimenti, come sono arrivato cosciente e preparato al momento di diventare padre single. Un viaggio che toccherà vari temi sociali quali la disabilità, l’imperfezione, l’educazione, cosa significa essere famiglia oggi. Però attenzione, la mia non vuol essere una lezione, ma semplicemente spero che la mia esperienza possa essere utile ad altri".

Come è strutturato? "È diviso in quattro blocchi, in cui vengono trattate l’omosessualità, la vocazione al volontariato che io ho cominciato a fare dall’età di 14 anni, sono stato in India e Africa, la disabilità e la famiglia. Tra l’altro io stesso sono stato adottato, in età adulta, da un’amica di famiglia che aveva bisogno di un fratello per aiutarla ad occuparsi di suo figlio disabile".

Com’è nato questo spettacolo? "Grazie a Paolo Ruffini. Siamo amici da tanti anni e quando ci siamo incontrati a Napoli quando ho presentato il suo ultimo libro, mi ha detto “Ti vedrei bene in teatro, con un monologo“. Vede, quello che ci succede nella vita spesso è frutto anche delle persone che incontriamo".

Nello spettacolo racconta il percorso che l’ha portata ad adottare Alba, ma il dopo come lo sta vivendo? "Come una qualsiasi famiglia, con le gioie, le frustrazioni, l’organizzazione tra lavoro, casa e vacanze, e gli errori che qualsiasi genitore può commettere perché i figli non arrivano con il libretto delle istruzioni. Ciò che mi preme è far riflettere il pubblico su cosa significhi davvero amare, accogliere e appartenere, non pensando soltanto alla famiglia ‘tradizionale’".

Come si vive ai nostri tempi la disabilità? "Male, in modo molto sbagliato e in questo le risposte delle istituzioni non aiutano. E finché, per esempio, si penserà a persone con la sindrome di down come malate, anziché come persone che possono avere un lavoro e la loro indipendenza, sarà difficile cambiare le cose. Invece in una società depressa e sempre più violenta come la nostra è fondamentale includere tutte le diversità".

E Alba come ha reagito a questo spettacolo? "Innanzitutto è una bambina molto presente a se stessa, si sta godendo le vacanze da scuola ed ha la sindrome del microfono (sorride ndr). Anche quando è venuto Paolo Ruffini a fare il suo spettacolo “Up & Down“ a Napoli, è salita sul palco ed è voluta intervenire".

Simone Cioni