DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Infiltrazioni e degrado. La Pieve sarà restaurata

La chiesa di Valdicastello è la più antica della Versilia ma ha bisogno di cure. Intervento da 350mila euro per rifare tetto e muro e sistemare la facciata.

L’interno della storica pieve

L’interno della storica pieve

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, con i primi documenti sulla sua esistenza che risalgono all’anno 855 sebbene l’edificio primitivo sposti la lancetta ancora più indietro, fino all’VIII secolo. Proprio il fatto che la pieve di Ss Giovanni e Felicita sia la chiesa più antica della Versilia, questo scrigno di storia che svetta in località Martinatica, lungo la strada per Valdicastello, ha periodicamente bisogno di cure. Di quelle corpose, stavolta, perché il degrado e le lesioni presenti sul tetto causano frequenti infiltrazioni d’acqua, senza dimenticare il muretto laterale crollato nei mesi scorsi, la facciata piena di ciuffi d’erba e altri elementi invasivi da rimuovere, gli affreschi da ristrutturare e molto altro ancora. Non a caso ci vorranno circa 350mila euro per riportare la pieve al suo antico splendore, come recita il progetto già approvato dalla curia e ora sottoposto al parere della Soprintendenza.

Lo stato attuale della pieve e gli interventi necessari sono condensati nelle tre relazioni, per complessive 85 pagine, su cui hanno lavorato in tandem lo studio di ingegneria "Red" di Pietrasanta (anche con i droni) e, per l’arcidiocesi di Pisa, l’architetto Enrico Mazzei e l’ingegner Italo Viti. I lavori dovrebbero iniziare nel 2026, ma molto dipenderà dal reperimento dei fondi necessari. Di sicuro 150mila euro arriveranno dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), 25mila dal Comune dagli oneri di urbanizzazione secondaria (ma l’obiettivo è chiedere fondi per altre tre anni in modo da arrivare a 100mila euro come per la chiesa dei Frati), e il resto è legato a parrocchia, banche e privati. Documenti alla mano, saranno tre le linee di intervento considerate prioritarie. Il primo riguarda il tetto, dove sono presenti muschi, licheni e arbusti, le cui radici si sono infiltrate sotto il manto in cotto, nonché avvallamenti, lesioni e rottura di vari elementi. Il progetto prevede il ripristino e la sostituzione del manto di copertura, utilizzando le tegole e i coppi messi da parte, una volta effettuata la bonifica dalle piante infestanti. Il secondo passaggio è legato a nuovi sistemi di impermeabilizzazione, mentre il terzo riguarda il muro di contenimento, che verrà ripristinato in pietra locale dopo che lo scorso gennaio, a causa delle forti piogge, era crollato un fronte di 12 metri. Il tutto sarà eseguito nel rispetto delle caratteristiche esistenti con l’obiettivo di conservare l’integrità e il valore storico-architettonico dell’edificio.

Daniele Masseglia