Il prefetto Vittorio Rizzi: "Dai pizzini alle cyber trappole. Lo Stato vincerà la sfida contro il crimine organizzato"

Il vice direttore vicario della Polizia al Principe di Piemonte al convegno “Investigazioni 5.0“. All’incontro anche gli studenti di due classi quinte del liceo “Barsanti e Matteucci“.

Quale legame unisce Aristotele, Platone e Pitagora con lo studio della criminologia? "Tutto". Il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica Sicurezza, con alle spalle una lunghissima carriera sulle tracce dei più efferati criminali del nostro Paese, ne è più che convinto. E anche se oggi siamo immersi nella tecnologia digitale e ci prepariamo a vivere in un futuro quantistico ("ancora più sorprendente") non possiamo che partire dai classici.

"Il loro studio – afferma davanti ad una platea di studenti di due classi quinte del liceo scientifico Barsanti e Matteucci di Viareggio e ai più alti vertici delle forze dell’ordine della provincia – è fondamentale. Sono più attuali di quanto si possa immaginare".

E, così, nel presentare il libro “Investigare 5.0, criminologia e criminalistica. Viaggio nel mondo delle indagini“, in un convegno al Grand Hotel Principe di Piemonte – sollecitato dalle domande di Cesare Buonamici, direttore ad personam del Tg5 – proprio partendo dalla filosofia greca ha raccontato i progressi nel campo delle indagini di polizia giudiziaria. Un percorso iniziato con la fisiognomica criminale avviata con Pitagora, proseguita con Platone e approfondita da Aristotele secondo cui "ciò che è bello è anche buono", ricordando il mito di Achille nell’Odissea e quello di Tersite che, al contrario, incarna "la bruttezza e la codardia". Ma l’intervista è stato anche un lungo viaggio personale da quando da giovane funzionario di polizia si occupava di sequestri di persona (il caso Soffiantini) alla indagini digitali che attraverso una "cyber trappola" hanno consentito l’arresto di Rocco Morabito, esponente di spicco della ‘Ndrangheta, arrestato in Brasile nel 2021.

"Nella lotta alla criminalità – ha spiegato Rizzi – un ruolo chiave da sempre è stato quello delle intercettazioni. Nella storia si intercettavano i piccioni viaggiatori, i “pizzini volanti“. Poi con l’evoluzione della tecnologia si è passati a intercettare i telefoni fissi. E oggi qual è l’universo moderno? Quello delle comunicazioni criptate. Così l’Fbi si è messa sulle tracce di un giovane che faceva soldi a palate vendendo telefoni senza fotocamere, senza accessi di rete ma che utilizzavano le comunicazioni criptate. E questo giovane, Vincent Ramos, si vantava perché diceva “i miei telefoni se li sono comprati il cartello di Sinaloa“. L’Fbi dopo averlo arrestato ha utilizzato un sistema analogo: attraverso agenti infiltrati ha venduto telefonini identici a quelli di Ramos e, proprio grazie a questa tecnologia i carabinieri sono arrivati ad arrestare Rocco Morabito".

Anche le organizzazioni criminali, però, negli anni si saranno evolute?

"Certamente. Anche se come capita in tutti i campi della società i principali cambiamenti riguardano le nuove generazioni. Così, ancora oggi, c’è una parte di criminalità che è rimasta analogica. Interrogando un vecchio boss quando gli investigatori gli chiesero perché non avesse un telefonino. Lui rispose: “mi sembrerebbe di avere un carabiniere in tasca“. Ecco, quell’uomo era rimasto ancora ai ’’pizzini“".

Resistono differenze tra le criminalità organizzate?

"Da quando fanno business le differenze vanno a sparire. Il mondo si assottiglia. Il 50 per cento della cocaina destinata al nostro mercato arriva a Asuncion capitale del Paraguay. Se noi arrestiamo uno spacciatore nel centro di Viareggio dobbiamo risalire alla fonte. Così siamo arrivati a La Triple frontera dove non si va solo per viaggi turistici, ma dove si intrecciano gli affari delle mafie e di organizzazioni terroristiche come Hamas. Tutte fanno affari insieme. E lì che siamo arrivati ad arrestare Pasquale Bifulco. E la sua storia è emblematica".

Perché?

"Nasce come titolare di una spaghetteria, per questo viene soprannominato ’Spaghetti’, come nella migliore tradizione degli stereotipi italiani. Poi quando viene arrestato non solo è un narcotrafficante, ma è anche concessionario di miniere d’oro".

Il prefetto Rizzi ha poi affrontato il progressivo passaggio della società nel mondo virtuale, in quella che ha definito la on-life.

"’La parola virtuale – ha proseguito – di fatto è inadeguata perché le vittime sul web sono reali. Oggi viviamo in questa nuova realtà e dobbiamo essere educati. Le generazioni più fragili sono quelle intermedie perché approcciano in questo mondo in modo non del tutto consapevole". Rizzi ha trattato della criminologia e della criminalistica, parlando delle sfide del terzo millennio, dal cyber crime alle piattaforme criptate, dal metaverso alle blockchain, dal riciclaggio alle criptovalute fino ai crimini dell’odio e alla violenza di genere. Con una conclusione positiva. "Lo Stato vincerà sulla criminalità – ha affermato – anche se questa ha tempi più rapidi perché non ha codici etici. Oggi all’evoluzione sempre più rapida della criminalità, gli organi di Stato e le forze politiche hanno solo una risposta: la resilienza ovvero la capacità di adattamento".