Il “Messia“ del pensiero scomodo. La Via Crux di Giuseppe Cruciani

Lo speaker radiofonico porterà stasera sul palco della Versiliana lo spettacolo contro il politicamente corretto

Il “Messia“ del pensiero scomodo. La Via Crux di Giuseppe Cruciani

Lo speaker radiofonico porterà stasera sul palco della Versiliana lo spettacolo contro il politicamente corretto

È la voce più irriverente, e spesso scorretta della radio, Giuseppe Cruciani, che dai microfoni de La Zanzara, arriverà stasera, in tour con il suo one man show “Via Crux. Tutto quello che pensate e non avete il coraggio di dire“, per la prima volta al Festival La Versiliana.

Guseppe, cos’è il politicamente corretto, per lei?

"Una cappa ideologica tipica delle società ricche ed evolute. Il politicamente corretto non c’è dove c’è bisogno di mangiare e guadagnarsi il pane faticando. È una roba da radical chic arricchiti che pensano che si debbano cambiare le parole, imporre un pensiero e un linguaggio".

In “Via Crux“, è come un “Messia“ che porta sulle spalle la croce dei pensieri anche più oltraggiosi dell’uomo medio?

"L’idea è quella di essere portavoce, di sacrificarsi, metaforicamente, per gli altri, come esprime il sottotitolo dello spettacolo “tutto quello che pensate e non avete il coraggio di dire“. E non è tanto il coraggio, ma è la paura di dire, perché dire qualcosa di scorretto mette a repentaglio il proprio posto nella società. L’essenza dello spettacolo è lo spirito di libertà che deve vivere dentro di noi, anche accettando le idee più lontane".

Lo spettacolo ha qualcosa de “La Zanzara“?

"Ci sono molti elementi zanzareschi, come spirito, ma è diverso. È una serie di invettive intervallate da pezzi di giornale riproposti, audio: sei capitoli, come le tappe della via crucis, dal tema dell’immigrazione a quello lgbt, su cui insisto molto".

E il passaggio dalla radio al teatro, com’è stato?

"Un po’ uno schock, all’inizio, perché in radio hai appigli, in teatro sei da solo con il pubblico. Anche se il pubblico molte volte coincide, ed è questa la forza del brand".

Qualche mese fa, a Torino, era stato interrotto da due ambientaliste. Questi interventi, del pubblico, come li vive?

"Mi ha infastidito, perché il monologo in questa maniera va stoppato e ripreso. Qualcuno spererebbe in queste interruzioni, ma io non ne ho bisogno. Poi dovrebbero farmi un monumento, uso pure poca acqua...".

La satira, secondo lei, è ancora possibile in Italia?

"Assolutamente sì. È un Paese libero, che però ama classificare le persone e condannarle in tribunale. Penso che sia uno dei Paesi in cui la libertà di espressione è garantita ai massimi livelli. Penso sia giusto far parlare tutti, perché le fallezze e le volgarità, non si combattono reprimendole, ma parlandone".

Qual è secondo lei l’ipocrisia più grande della società di oggi?

"La colpevolizzazione dell’uomo bianco eterosessuale, e non della singola persona, la presenza del patriarcato in Occidente, che non esiste in una società evoluta come la nostra".

Gaia Parrini