Il ballottaggio? Un duello a due con un terzo incomodo

Tommaso

Strambi

Il giorno dopo è tutto più nitido. Le elezioni non si concludono con la mera somma algebrica dei voti. Certo, questa è fondamentale per decretare chi ha vinto e chi ha perso. Ma i singoli numeri ci restituiscono, con più accuratezza, quello che è accaduto. Così, rileggendoli, si osservano dettagli che nell’immediatezza si sono solo intravisti. Ecco perché il giorno dopo è sempre bene stampare le tabelle e analizzarle mettendole a confronto non solo con quanto accaduto nella tornata precedente (nel caso di Pietrasanta quanto avvenuto nel 2018), ma anche con le ultime elezioni tenutesi (quelle del settembre scorso). Il primo elemento che balza agli occhi, come abbiamo già evidenziato ieri, è che la guerra fratricida dentro al centrodestra è costata al sindaco uscente la mancata vittoria al primo turno. Se la coalizione si fosse presentata unita, ieri Giovannetti avrebbe potuto mettersi al lavoro per costruire la nuova squadra di giunta. Adesso dovrà aspettare i tempi supplementari con un’incognita non da poco. Cosa faranno gli elettori che al primo turno hanno votato Massimiliano Simoni? Il primo dubbio è: andranno alle urne o le diserteranno? Il secondo è: visti i toni accesi e le critiche che Simoni ad urne chiuse ha rivolto al sindaco uscente e, soprattutto, all’ex sindaco Massimo Mallegni, riuscirà a trovare un accordo e fare un apparentamento entro il 21 (data prevista per legge)? Le premesse non sono certo delle più rosee.

E Luca Mori che farà? Durante il dibattito che abbiamo organizzato insieme a NoiTv quattro giorni prima del voto, ha escluso categoricamente qualsiasi accordo. Ma quella stretta di mano con Giovannetti ad urne aperte lascia pensare ad un lavoro di diplomazia già avviato e che il commercialista sia considerato un interlocutore credibile, come son soliti dire gli addetti ai lavori.

Ma il vero elemento su cui porre l’attenzione è quello della polarizzazione dell’elettorato. Lo spazio per il civismo si è ridotto un po’ ovunque. E anche Pietrasanta lo dimostra. A fare incetta di voti sono stati i partiti che si sono presentati con il proprio simbolo a cominciare da Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Forza Italia. Seppur con differenti sfumature. Partiamo dal partito della premier Giorgia Meloni. Nella Piccola Atene il tentativo di mettere la bandierina e segnare il territorio si è infranto su un 11,2%, decisamente inferiore alle aspettative. Ma non una sorpresa, visto quanto accaduto nella vicinissima Massa e a Campi Bisenzio e, prima ancora, a Massarosa e Altopascio. Segno che non è un problema solo di Simoni. Anzi.

Stesso discorso vale per il Pd (17,87%). La spinta Schlein c’è stata, ma l’alleanza con i 5Stelle (2,35%) non ha portato i frutti sperati. Basta contare le preferenze ottenute per capire come non siano radicati sui territori e che il loro firmamento si è offuscato. Non solo. Di converso l’affermazione della Sinistra ecologica (6,11%) sposta ancora più a sinistra l’asse dei Dem.

A tutto questo fa da contraltare quanto avvenuto in Forza Italia. Già, perché la Lista Mallegni-Forza Italia è l’unica in tutta la Toscana ad avere raggiunto una doppia cifra ed essere addirittura con il 18,04% sopra persino al Pd. Segno, se ancora ce ne fosse bisogno, che nelle amministrative il radicamento delle persone e dei candidati può garantire risultati positivi anche quando il vento non è del tutto favorevole. A questo proposito è, infatti, interessante vedere la differenza tra le preferenze raccolte dalla lista Mallegni-FI e quella di Ancora Pietrasanta (la lista civica di Giovannetti). Il dato che balza all’occhio è che quest’ultima lista, a parte pochi casi (Matteo Marcucci, Andrea Cosci, Paola Brizzolari e Lorenzo Giusti), non ha fatto il pieno sperato (nonostante il 20,69% raggiunto). Mentre la lista Mallegni-FI si presenta da questo punto di vista più omogenea e capace di intercettare preferenze più diffuse sul territorio. E la Lega? Decisamente sotto le aspettative nonostante la sfilata dei vertici nazionali.