
Tra sorveglianza in mare e nuovi obblighi per le docce all’interno degli stabilimenti, anche quest’anno non mancano i problemi da risolvere per i balneari. Il problema è approdato anche in consiglio regionale
Si torna a parlare di sicurezza in mare, e dell’obbligo di sorveglianza giornaliera che quest’anno su impulso della direttiva del ministro alle infrastrutture Matteo Salvini è stato anticipato di circa un mese (dal terzo sabato di maggio) in tutta Italia; ma anche delle docce (fredde e calde) negli stabilimenti balneari, salite alla ribalta delle cronache lo scorso anno quando, a causa dell’obbligo di utilizzo di sola acqua potabile anche per quelle sulla riva, in molti bagni i rubinetti sono rimasti chiusi. Tra le proteste dei bagnanti.
Le questioni sono state affrontate durante il consiglio regionale, sollevate da un’interrogazione presentata dal consigliere regionale della Lega Massimiliano Baldini. Che in tema di sicurezza, in previsione della stagione 2026, ha rilanciato la proposta di una “sorveglianza affievolita“, che "dal 17 maggio al 14 giugno e dal 16 settembre al 21 settembre, dal lunedì al venerdì, preveda postazioni di salvamento distanziate fino ad un massimo di 160 metri". Ipotesi che, sostiene Baldini, "mi risulta apprezzata sia dai balneari che dai bagnini e che, addirittura, potrebbe essere valutata come ulteriormente estensibile dal 1 maggio e fino al 30 settembre". E la proposta, pur rimanendo la competenza in capo alle Capitanerie di Porto, ha trovato la sponda dell’assessore regionale al turismo Leonardo Marras. A lavoro, nel frattempo, per la stesura del nuovo regolamento di attuazione al testo unico sul turismo.
"Secondo indiscrezioni – prosegue Baldini – sarebbe volontà della giunta regionale inserire in seno al regolamento attuativo una norma che obbligherebbe i bagni a dotarsi di due docce fredde e due docce calde in cabina, che utilizzano acqua potabile, ed almeno una doccia sulla battigia ed un lavapiedi, prevedendo altresì che le docce, sia in cabina che all’aperto, e i lavapiedi presenti nello stabilimento, possano utilizzare acqua dei pozzi artesiani secondo le prescrizioni dell’Asl".
Un quadro che, secondo il consigliere regionale, porrebbe "dubbi e criticità, sia in ordine al rapporto di gerarchia fra norme del regolamento attuativo e norme sanitarie, sia per lo spreco di acqua potabile e quindi alla sostenibilità dei territori e dei gestori idrici". Sulla costa Toscana insistono circa 1200 stabilimenti balneari "che moltiplicati per 4 docce con acqua potabile ciascuno metterebbero in crisi la risorsa idrica di qualsiasi territorio. E anche le stesse attività imprenditoriali che – conclude Baldini – si troverebbero a dover sostenere un impegno non certo secondario".