Si sente in lontananza il rimbombo dei motori e lo scoppio dei cannoni. Come un fischio di vento che spezza l’aria, le orecchie e quelle stesse macerie, ammassate, che circondano, sotto un cielo di bombe, un ragazzo ferito che, invano, cerca tra le rocce i propri genitori. Scruta tra le fessure, grida, implora tra le crepe di quello che rimane di ciò che era, probabilmente, la loro casa: li chiama e li supplica, inutilmente, mentre la macchina da presa lo segue e lo scruta, ne osserva le ferite, fisiche e morali, e se ne allontana, mentre, rassegnato, si abbandona, su quelle stesse macerie. Fotografando una realtà, invece, ben diversa: quella viareggina, fatta, sì, di massi abbandonati, ma quelli, al di là dal molo, tirati giù dalle gru, e non dalle bombe.
È la realtà che Giulia Badalassi, videomaker, regista e autrice che ha esordito con il suo primo lavoro, “Morte di una maschera“ nel 2022, racconta in “Casa mia, casa tua“, il nuovo cortometraggio intenso e insieme delicato, che denuncia la guerra con le sue conseguenze, a partire dalle macerie del Muraglione per parlare di quelle in cui, al di là del confine viareggino e italiano, si sta riducendo il mondo.
“Se fosse successo a casa tua?“, si legge, infatti, sullo schermo nero, come nero è la sorte di chi in zone di guerra è destinato a vivere e spesso morire, a conclusione del cortometraggio di Badalassi, che offre uno sguardo sulle atrocità delle guerre, ma anche sulla responsabilità e sensibilità, morale, sociale e civile, di chi, spesso, dall’altra parte, rimane miope, della propria fortuna, come della disgrazia altrui.
Gaia Parrini