Gli investimenti che misurano la qualità di vita

L'impegno per la sicurezza sul lavoro è un dovere imprescindibile, sottolineato da figure come il cardinale Zuppi. È necessario investire risorse nella prevenzione e cambiare prospettiva sui controlli. Viareggio è un esempio delle tragiche conseguenze della mancanza di sicurezza. È fondamentale agire per proteggere le vite e la salute dei lavoratori, assumendoci la responsabilità di un impegno concreto e collettivo.

Tommaso

Strambi

Certo l’imprevedibile fa parte della nostra esistenza e non possiamo cancellarlo d’imperio. Possiamo, invece, mettere in atto tutti quegli accorgimenti volti a evitare che si verifichi. L’impegno sulla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro non è e non può essere negoziabile. Come ben sottolinea il cardinale Matteo Zuppi: "La sicurezza sul lavoro non è un lusso, è un dovere. Bisogna parlarne meno e promuoverla di più". Un richiamo concreto a chi ha la responsabilità di compiere le scelte politiche. Le leggi non mancano, ci sono a dir la verità. E alcune, anche nel nostro Paese, sono all’avanguardia. Quello che spesso manca sono i decreti attuativi. Ma forse, come spiega efficacemente Maurizio Mariani, responsabile dell’unità funzionale di prevenzione e igiene pubblica nei luoghi di lavoro dell’azienda Usl nord ovest, nell’intervista a pagina 2, occorre investire risorse affinché la prevenzione non resti una parola vuota. E come? Da una parte è necessario mettere a disposizione delle strutture preposte tutto il personale necessario e dall’altra imparare a guardare ai controlli non come un elemento afflittivo quanto ad una opportunità attraverso cui salvare vite. "La sicurezza richiede investimenti – aggiungeva il cardinale Zuppi – quando la sicurezza è vista come un costo inutile, vuol dire che siamo irresponsabili". Altrimenti, aggiungiamo noi, diventiamo corresponsabili. Viareggio in questo senso, è tristemente nota per la mancanza di sicurezza lungo i binari ferroviari: per una strada, che era casa ed è divenuta d’un tratto inferno. Ecco perché non vogliamo assuefarci rispetto alle morti sul lavoro. Che non sono solo le vittime degli incidenti, ma anche quelle che si ammalano negli uffici e nelle aziende pubbliche o private. Un impegno che dev’essere di tutti. Non dobbiamo dimenticare che quelle croci non sono numeri, ma sono persone in carne ed ossa, con le loro storie, speranze e sogni. E prendercene cura è un dovere oltre che un impegno di responsabilità.