
Il manifesto della mostra al Fortino
FORTE DEI MARMI
Millenni di storia, il fascino dei geroglifici, delle piramidi e dei faraoni. L’attesa è finita: domani la storia dell’antico Egitto sarà in mostra al Fortino Leopoldo I attraverso 24 reperti provenienti dal Museo Egizio di Torino. L’evento, intitolato “Gli Egizi e i doni del Nilo“, è già di per sé memorabile in quanto è l’unica esposizione organizzata in spazi esterni al Museo Egizio nell’anno del bicentenario. Prenderà il via alle 18 con il taglio del nastro, a cui seguirà una lunga esposizione in calendario fino al 2 febbraio 2025, ed è il frutto della collaborazione tra la Fondazione Villa Bertelli, il Comune e, appunto, il Museo Egizio, ad oggi il settimo museo più visitato in Italia e seconda realtà nel mondo dedicata alla civiltà nilotica. Una storia, quella del museo, lunga due secoli che verranno celebrati con un ricco programma di iniziative di cui anche la mostra di Forte dei Marmi fa parte.
Domani, primo giorno di esposizione, il Fortino sarà accessibile al pubblico dalle 20 alle 24. I visitatori potranno ammirare un autentico viaggio nel tempo, dall’Epoca Predinastica (3900- 3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C.-395 d.C.), attraverso vasi, stele, maschere, amuleti e papiri. Si tratta di reperti di grande valore provenienti dai depositi del Museo (l’Egizio custodisce 40mila oggetti, di cui 12mila in esposizione), pertanto in genere non visibili al pubblico e, in alcuni casi, mai esposti prima. Immagine guida dell’esposizione è una maschera funeraria di età romana (30 a.C.-395 d.C.) proveniente da Assiut: una riproduzione idealizzata del volto del defunto, realizzata in cartonnage (simile alla cartapesta) e destinata alla protezione magica della mummia. Tra i reperti in mostra, un tipico modellino di imbarcazione dei corredi funerari del Primo Periodo Intermedio (2118-1980 a.C.), in legno stuccato e dipinto. Dalla Galleria della cultura del Museo Egizio proviene invece il set completo di vasi canopi in alabastro di Ptahhotep, vissuto durante il Terzo periodo intermedio (1076-722 a.C.). I quattro vasi sono chiusi da coperchi che ritraggono i Figli di Horus, con teste zoomorfe, utilizzati per conservare separatamente gli organi del defunto. Il percorso espositivo sarà inoltre arricchito da infografiche e installazioni multimediali, con approfondimenti storico-scientifici su reperti e periodi storici, e due riproduzioni provenienti dal Museo Egizio, ossia la statua monumentale di Ramesse II e il sarcofago di Butehamon.