
La consegna del defibrillatore
Viareggio, 26 settembre 2023 - È stato don Luca, ieri mattina, ad accorgersi che dalla teca era sparito il defibrillatore. L’apparecchio salvavita donato alla parrocchia della Resurrezione e alla comunità del Varignano dalla famiglia Ristuccia, in ricordo di Matteo. Che per il suo quartiere si è speso tanto. Sempre. Fino a quando – a 71 anni, nel 2011 – fu coinvolto in un tragico incidente mentre stava parcheggiando lo scooter in piazza Piave.
Travolto da un automobilista risultato poi positivo all’alcol test, Matteo – pasticciere, marito, padre di sei figli e nonno di otto nipoti – è rimasto in coma per oltre dieci anni. Incastrato in un sonno irreversibile, in un limbo tra la vita e la morte. Ecco perché per la famiglia Ristuccia la tutela della vita è un valore fondamentale, ed è per questo che cinque mesi dopo la scomparsa di Matteo – a maggio del 2021 – la moglie, i suoi figli, con la collaborazione dell’associazione Pardini hanno donato il defibrillatore alla parrocchia del Varignano. Il primo installato nel quartiere. "Perché – spiegano – questo apparecchio rappresenta una speranza". Già in passato, però, i soliti ignoti si sono accaniti contro quel dono; qualche mese fa è stata rubata la targa che ricordava la storia, l’impegno come volontario e il calvario di Matteo. Poi, sempre i soliti ignoti, hanno portato via le batterie dell’apparecchio, che la parrocchia ha quindi sostituito. La scorsa notte l’atto finale di questa deriva civile, la teca è stata forzata e il defibrillatore è stato rubato.
"Un gesto incomprensibile – si sfoga la famiglia Ristuccia – che non colpisce solo noi, ma tutta la comunità. Non parliamo di un gioco o di una bicicletta, ma di uno strumento che può restituire la vita. Che può fare la differenza nel momento del bisogno. Per questo chiediamo, per favore, a chi ha commesso questo furto senza senso di riportare il Dae dov’era e di vergognarsi". Un episodio di fronte al quale non si può rimanere indifferenti. "Purtroppo – spiega don Luca Andolfi – non è il primo gesto superficiale a cui assistiamo, ma è forse uno dei più dolorosi" . L’attività di don Luca nel quartiere si percepisce, l’impegno dell’oratorio è enorme. Ma ancora si combatte quotidianamente contro piccoli e grandi atti di vandalismo. "Certi gesti – prosegue – sembrano gettare un ombra sul percorso di partecipazione e costruzione di una comunità solidale, ma – conclude don Luca – non dobbiamo mai lasciarci scoraggiare".